PMI e Start up: leadership audace per imprenditori, manager e professionisti coraggiosi. Esempi pratici e concreti da trasformare subito in azioni vincenti

Qual è il tipo di leadership che assicura risultati straordinari e duraturi, perché è una qualità così rara, esempi pratici e recenti di PMI e Start Up che grazie ai loro imprenditori e manager coraggiosi sono diventati esempi da seguire. Inoltre, esempi di leadership audace che hanno trasformato professionisti in crisi in uomini di grande successo.
Nei corsi di formazione manageriale, anche di alto livello, raramente si approfondiscono le qualità umane che un imprenditore, un professionista o un manager devono possedere o sviluppare per raggiungere gli obiettivi professionali e personali fissati. La dote che muove dallo stallo alla cambiamento è il coraggio. Coraggio di innovare, coraggio di guardare in faccia la realtà, coraggio di prendere decisioni che cambiano lo status quo, coraggio di mutare abitudini e convinzioni consolidate, ma non più al passo con i tempi. Coraggio di muoversi con metodo, senza improvvisare e senza approssimazioni. In sintesi Leadership Coraggiosa.
Ricevo una telefonata da un imprenditore di questo tono: “È da 15 anni che la mia azienda si occupa di riparazioni per le macchine per cantieri edili. Il fatturato è sceso negli ultimi due anni a livelli così bassi che ho dovuto lasciare a casa, a malincuore, i miei 15 operai. Ho crediti da riscuotere, ma i miei clienti mi vogliono pagare in bilocali o box, ma cosa me ne faccio?, io ho bisogno di liquidità perchè sono anche esposto con le Banche.
Oggi non so cosa fare, mi sento confuso, non capisco cosa sta succedendo, ho problemi economici e anche in famiglia le cose non vanno più tanto bene, mi può aiutare?”. E aggiunge:” Se la sente?”. “Io sì e lei?” rispondo. Non lo più sentito. Sparito. Gli faccio tanti auguri affinchè da solo possa decidere di: ritornare a un business familiare, rinsaldare i rapporti con i contractors, o uscire dal proprio perimetro operativo ( la provincia di Bergamo) e fare scouting di nuovi clienti, magari specializzandosi per un particolare macchinario o offrendo un servizio di pronto intervento, o inventando una qualsiasi proposta unica di vendita che gli permetta di essere presente in una nicchia di mercato sufficientemente ampia da permettergli un reddito dignitoso.
Non è da ieri che il mondo dell’edilizia è in crisi, sono anni ora mai che nel panorama delle nostre città il numero di gru è diminuito, cosa ha impedito a questo imprenditore di vedere il Cigno nero avvicinarsi e reagire in tempo? Forse lo sfinimento, lo sconforto e lo scoraggioamento ( che è mancanza di coraggio).
Nella stessa giornata un mio cliente imprenditore mi telefona per valutare con me se dare avvio alle pratiche di leasing per portarsi in azinda un nuovo macchinario che gli permetterà di creare prodotti nuovi e liberarsi dalla spesa verso i terzisti che sino ad ora ha utilizzato.
La situazione finanziaria non è al sicuro al 100%, lo sappiamo entrambi, ma anch’io valuto questo acquisto come indispensabile per proseguire nella diversificazione produttiva che abbiamo iniziato.
Ci confrontiamo anche su un altro aspetto pratico, su cui insisto: chi gestirà questo macchinario tecnologicamente all’avanguardia? In azienda nessuno ha le competenze per farlo. Dopo considerazioni di merito, arriviamo a una conclusione: all’inizio sarà lo stesso imprenditore ad apprendere l’uso del cad per utilizzare la nuova macchina a laser. Bene. Si decide di aprire la pratica del leasing. Un esempio pratico di coraggio nell’investire, nel non mollare, nell’impegnarsi a ricercare nuovi prodotti/mercati con metodo.
Un giovane mi telefona, qualche tempo dopo, chiedendomi se posso, come business coach efficace, aiutare lui e il gruppo di amici che hanno costituito una start up nel settore servizi on line. Si stanno scontrando con aspetti diorganizzazione, di marketing, di post-vendita, di customer care , di notorietà e soprattutto con altre iniziative on line che già offrono servizi analoghi.
Chiedo:” Avete fatto prima una ricerca su cosa offrisse già il mercato? quali erano i concorrenti principali, come erano posizionati, che fatturato stimabile cubavano, che specifiche avessero i loro servizi. e come voi vi distinguete?” Tutto questo non era stato svolto, nè avevano un business model per capire il giro dei soldi, è un business plan che mettesse in evidenza le risorse di capitale necessarie per passare dalla fase di lancio a quella di sviluppo. Insomma hanno peccato di metodo.
Hanno avuto un’intuizione e, senza verificarla, vi si sono buttati anima e cuore. Un’intuizione è vera solo se l’intelligenza (analisi e test empirici) la avvalla. A mio avviso, come business coach efficace, questi giovani, non trovando un lavoro se lo sono inventati, ma non sono stati coraggiosi, piuttosto si sono rivelati sprovveduti e avventati.
Diverso il caso di un mio giovane cliente che, pur occupando una posizione di rispetto ( revenue and sales analyst), in una multinazionale nota a tutti , mi interpella per fare il check-up della sua posizione professionale e per stabilire un percorso di carriera.
Iniziamo con i miei tre test esclusivi e sperimentati nel tempo, facciamo un bilancio di competenze, rileviamo i valori importanti, i like e i dislike, restringiamo il campo ad alcune attività che davvero possano fargli esprimere tutte le sue potenzialità umane e professionali e, coraggiosamente, consapevole delle conseguenze e responsabilità cui va incontro lasciando una “rendita perpetua”, si dimette e accetta una posizione in un’altra multinazionale nel settore tecnico-commerciale.
Una scelta coraggiosa, ma ponderata, analizzata, alla quale ci siamo preparati. Oggi è molto contento della scelta fatta.
Inoltre emerge in lui un lato imprenditoriale che non vogliamo soffocare e che dà avvio a un’attività nell’eco-economy che, seppur gestita nel tempo liberato, gli sta dando notevoli soddisfazioni monetarie e di affermazione personale.
Ora, ci sentiamo ogni tre mesi per fare il punto della sua situazione professionale. Un giovane che ha usato sia l’intuizione che l’intelligenza. Il suo sito ti dà l’idea degli articoli che tratta con una coerenza di posizionamento eccellente.
Cosa distingue questi quatro casi? Che la paura, l’impreparazione, il non saper come fare per superare momenti critici porta a rassegnazione o a errori operativi che potrebbero essere evitati se ci muovesse con gli occhi aperti sui cambiamenti e con più preparazione iniziale. Gli altri o si sono preparati per tempo, cercando di condizionare glieventi e non subirli, oppure, accortisi del “cigno nero” si sono mossi in fretta, ma con metodo, per portare la loro azienda fuori dalle secche.
La mia ammirazione va agli imprenditori di PMI in quanto credo che “Ovunque vedi un business di successo, qualcuno un tempo prese una decisione coraggiosa” da Peter Drucker, Management Consultant e scrittore.
Oggi la selezione naturale ti obbliga ad adattarti al nuovo ambiente. Vince chi con audacia affronta i cambiamenti. L’arrocco, la chiusura su se stessi, l’immobilismo sono deleteri. Il vecchio modo di produrre, di vendere, di comunicare non tornerà più. I clienti dovrai cercarli anche se eri abituato al contrario.
La competizione è globale e un produttore di vasi in plastica di una sperduta provincia cinese può mettere in crisi la tua produzione che destinavi alla GDO(Grande Distribuzione Organizzata)o GDS (Grande Distribuzione Specializzata), perchè ti mangerai poco a poco tutto il margine, se non reagisci, non controbatti con grinta o importando tu stesso o alleandoti con altri produttori o automatizzando al massimo la tua produzione facendo ben attenzione agli economics o delocalizzando almeno parte della produzione a più alta rotazione e con margini oggi sofferenti.
Questi sono le analisi, con conseguenti azioni, che sto affrontando con un mio cliente il cui fatturatodipende al 50% dalla GDS.
MANCANO I LEADER CORAGGIOSI
La domanda di leader coraggiosi è alta, ma l’offerta scarseggia. Il Censis ha appena pubblicato il rapporto annuale e così è l’incipit:” Una società sciapa e in cerca di connettività”. Sciapa! La crisi sembra essere più dentro le persone che fuori. Certo ci sono ostacoli operativi all’impresa, ma ci sono sempre stati.
Il ritornello “È colpa della crisi” non è più credibile, incomincia a stancare, puzza di alibi al non cambiare, non agire, non inventare con coraggio soluzioni nuove. Sembra che si sia instaurata anche fra imprenditori, manager e professionisti una “cultura del piagnisteo”, come già anni fa anticipava Robert Hughes nel suo libro omonimo.
VINCERE LA PAURA CON LA LEADERSHIP CORAGGIOSA
Secondo l’ultima ricerca Kinexa, lo stress sul posto di lavoro ha raggiunto oggi l’apice degli ultimi quattro anni, ciò dovuto essenzialmente alla paura. È noto che in queste situazioni la gente che ha un posto di lavoro tende a tenere la testa bassa e la bocca chiusa. Lo vedo sovente quando entro in azienda come business coach efficae.
Il conformismo la fa da padrone per sopravvivere a riduzioni eventuali di personale.
Purtroppo questo atteggiamento lo si riscontra anche nei livelli più alti della gerachia dell’organizzazione e persino fra gli imprenditori e i liberi professionisti, questi non osano più sostenere un franco dibattito con i loro clienti pur di mantenerli. E così si avvia una spirale viziosa.
Ci sono momenti in cui il testoterone deve circolare e una leadership audace è vitale per la sopravvivenza dell’azienda e dei posti di lavoro. La storia economica insegna che l’intuizione di individuare una meta, la presa di rischi calcolati, il credere in se stessi per guidare il cambiamento è essenziale per trovarsi in fase di ripartenza del mercato pronti a crescere, fatturare, marginare e creare posti di lavoro.
Più facile a dirsi che a farsi. Decidere di avviare un nuovo progetto quando non hai tuttte le informazioni del caso oggi ti crea tensioni. Ma tocca a te come leader della tua azienda, della tua PMI dare l’esempio ai tuoi collaboratori in modo da rinfrancarli e svegliarli. Non si può aspettare che la tempesta passi. Non faccio meteorologia, faccio business coaching a imprenditori , a start up e a manager e professionisti e purtroppo, in alcuni casi, non hanno ancora capito che non è colpa della crisi, ma della loro inadeguatezza al nuovo eco-sistema. Il vecchio modo di fare affari, cui si erano abituati e adagiati, non tornerà più. Game over.
LEADERSHIP VECCHIA E CONSERVATRICE
In Italia gli imprenditori under 30 sono solo il 7% (con un decremento del 16% negli ultimi 5 anni) del totale, gli over 70 sono addirittura cresciuti dall’8,3% ( 2005) all’8,8%. Il divario si allarga.
E se partiamo dai 60enni, il conteggio progressivo fa vedere ( 60% del totale) che l’Italia ha creato una specie di apartheid per i giovani aspiranti imprenditori.
Insomma, la gerontocrazia la si trova ovunque e ben decisa a difendere le proprie posizioni. Non sarà che la causa va ricercata nel fatto che solo il 25% delle imprese sopravvive alla seconda generazione di imprenditori, e solo il 15% alla terza?
Questo stato di fatto lo riscontro anche nella mia professione a contatto con gli imprenditori e i loro figli, il 70% degli imprenditori anziani vuole lasciare l’azienda alla nuova generazione ( il 25% è restia), ma anche in questo caso occorre essere dei leader lungimiranti, coraggiosi, approntando un percorso articolato e specifico di sviluppo del giovane o della giovane che deve subentare. La leadership è un tema che anche il futuro capo azienda deve iniziare ad affronatre il più presto possibile. Di questo mi sto occupando con un imprenditore di PMI.
Anche i manager non stanno troppo bene, secondo l’Aldai i dirigenti under 40 sono solo il 27% del totale (Polonia 43%). E nel settore privato solo il 12%. E il totale dirigenti attivi sulla sugli occupati sono il 3,7% (media europea 6%) L’Italia non è un Paese per giovani manager, tant’è che i talenti talento cercano opportunità all’estero. Essere un espatriato ha decisi vantaggi economici e di carriera ( io stesso lo sono stato per anni), ma ci vuole anche coraggio per lavorare in un ambiente che comunque non è il tuo originale.
DONNE, STRANIERI E SUD
Sono più coraggiose le donne a creare impresa: delle 6.140 imprese in più nate tra settembre del 2012 e settembre 2013 ben 3.893 (il 63%) hanno a capo una o più donne, spesso scese in campo per darsi da sole quel lavoro che non trovano.
Sono ben 1.431.167 le imprese rosa pari al 23,6% del totale e con una crescita tripla rispetto alla media del totale imprese.
Anche gli imprenditori extracomunitari dimostrano un coraggio imprenditoriale rilevante: sono 376.000 ca. le imprese in Italia di cittadini immigrati, in particolare i più attivi sono i marocchini, i cinesi (ma qui occorrerebbe aprire un capito ad hoc), gli albanesi, nei settori commercio, costruzioni e manifattura. Inoltre resistono meglio alla crisi con un saldo positivo tra cessazioni e aperture.
Anche al Sud, col programma di finanziamento Smart&Start c’è un proliferare di start up.
Ho aiutato a fondare una PMI che in tre anni è arrivata a fatturare 3 milioni di euro nel settore della produzione di plastica da riciclo.
Con un gruppo di piccoli imprenditori con sede a Napoli, stiamo ricostruendo l’attività di formazione e sviluppo personale che avevano lasciato nelle mani di collaboratori inefficienti. C’è voluto coraggio per ripartire quasi da zero, riprendere in mano l’attività, riposizionarsi nel mondo on line e off line, ridefinire la web marketing strategy, i nuovi corsi, il modo di presentarsi, senza mai trascurare gli aspetti economici di questa start up.
Io stesso nel primo semenstre dell’anno, sono stato interpellato da tre candidate imprenditrici donne, tra cui due straniere.
Erano tutte donne coraggiose che volevano crearsi redditi da attività di PMI . Chi nel settore dell’import/export, chi nel wellness, chi negli accessori moda.
Lavorando con loro ho rilevato che pur dotate di coraggio e intraprendenza, difettavano di metodo e di competenze gestionali. ( ma questo non è tipico delle donne) e per questo si erano rese conto di avere bisogno di un business coach efficace che traghettasse la loro intuizione coraggiosa in ambito più razionale e metodico.
Solo una di loro ha mollato perché si è resa conto che, andando nello specifico e nel pratico, la sua idea non valeva che lasciasse un impiego in Svizzera ben remunerato anche se noioso. Il mio compito è quello di evidenziare i pro e i con tro di un’iniziativa tenendo ben presente i valori, le competenze, le risorse, la motivazione e l’allineamneto (test dei 7 step) della persona con l’obiettivo.
L’allineamento è la fase conclusiva, il test , secondo la mia esperienza e le decine di casi in cui l’ho applicato ha un confidence elevatissimo.
NIETZSCHE E IL CORAGGIO
Mi piace citare una frase di Nietzche a proposito del coraggio, tratta da “Così parlò Zarathustra”:
“Avete coraggio, fratelli? Avete cuore? Non il coraggio davanti a testimoni, ma il coraggio dei solitari, il coraggio delle aquile, che neanche più un dio sta a guardare?
Le anime fredde, le bestie da soma, i ciechi, gli ebbri non sono per me coraggiosi. Ha cuore chi conosce la paura ma la domina,chi guarda l’abisso, ma con fierezza. Chi guarda l’abisso, ma con occhi d’aquila, chi adunghia l’abisso con artigli d’aquila:questi ha coraggio.”
LEADERSHIP AUDACE AL LAVORO
Con tre imprenditori, un manager e un professionista miei clienti, uno del settore hi-tech, il secondo del settore pavimentazioni in legno e il terzo della new economy, il manager e il professionista provenivano dal mondo della web economy, abbiamo fatto un brainstorming, via Skype, che ho guidato anche ispirandomi a un articolo di Forbes scritto dal CEO del Center for Creative Leadership, per declinare le azioni che caratterizzano un comportamento da leader coraggioso e audace.
Ecco cosa ne è emerso di pratico e operativo:
- Guarda in faccia la realtà. Confrontati con la realtà che hai di fronte. Togli gli occhiali rosa e guarda i fatti concreti relativi alla tua azienda e al tuo business. Solo se consoci la verità attuale puoi guidare la tua azienda verso lo stato desiderato che hai in testa e che hai analizzato.
- Confrontati. Ascolta e cerca i riscontri, i feed back e ascolta molto. Tutti abbiamo convinzioni e opinioni che impattano e distorcono il modo in cui interagiamo con gli altri. Ci vuole coraggio, per chi non è abituato a confrontarsi, per ascoltare feed back che non sono sempre facili da sentire. Ma una visione non conformista e non filtrata può dare aria nuova, vita nuova alla tua capacità di relazionarti e alla tua leadership. Ascolta di più e agisci.
- Parla chiaro. Abbi il coraggio di dire ciò che va detto, senza mezzi termini. Questo comportamento può all’inizio creare conversazioni spiacevoli soprattutto se c’è qualche conflitto latente fra gli interlocutori. Sostenere confronti basati sui fatti e sui numeri aiuta a vedere al di là delle cortine fumogene che i conformisti-conservatori sono abilissimi a sollevare. Vai al punto, senza tanti giri di parole. Ciò significa avere il coraggio di mettere in chiaro la tua opinione, anche se può sembrare impopolare.
- Cerca feedback. Incoraggia le informazioni di ritorno. Molti leader si sentono sotto pressione quando arrivano le risposte. Se incoraggi un dissenso costruttivo, un sano dibattito, rinforzi la forza della tua squadra e dimostri che nell diversità d’opinioni puoi trovare la risposta più adeguata.
- Decidi. Prendi decisioni sulle performance. Confrontarti con i problemi dei collaboratori è fastidioso, ecco perchè molti leader girano la testa altrove, non vogliono vedere e fingono di non sentire. Fino a quando i problemi lasciati in sospeso diventano tossici e vanmno a discapito di tutto il team e dei risultati della tua impresa. Prendi la decisione di assegnare un collaboratore ad altra mansione se non raggiunge i risultati, e se proprio è inadempiente cronico licenzialo. Così facendo aiuti la tua azienda e salvi i tuoi migliori collaboratori
- “Non lo so”. Comunica in modo trasparente e frequentemente. Mantieni le linee di comunicazione aperte, anche quando non conosci tutte le risposte (non sei Mandrake). I leader coraggiosi si rifiutano di nascondersi dietro a discorsi fumosi e astratti o generici. Parla diretto, e non avere paura di dire “Non lo so”. Inoltre condividi le informazioni invece di usarle come mezzo di potere. Un comportamento da “leader” ammuffiti, e che non vogliono mollare le rendite di posizione.
- Fai da navigatore. Guida il cambiamento. In un ambiente basato sulla preoccupazione di perdere il posto di lavoro, è logico aspettarsi tutti gli atteggiamenti volti a proteggere la propria posizione e quindi, lo status quo. Stimola un miglior modo di lavorare, sostieni un nuovo progetto, fai da tutor al lancio di un nuovo prodotto affidato a un team di collaboratori. Agisci con determinazione e mentalità aperta. Sii consapevole che potranno esserci degli aggiornamenti in corso d’opera. Ma è normale. Ricordati che hai bisogno di condurre i tuoi attraverso il processo di cambiamento affinchè lo facciano con un serio e veritiero impegno.
- Vai avanti. Prendi vere decisioni e vai avanti. Soprattutto in un ambiente preoccupato e di intenso cambiamento può spaventare prendere una decisone e spingere perché la si realizzi. Evita l’alibi o la tecnica dei “resistenti” dell analisi-paralisi. Non avrai mai tutti i dati analitici per prendere una decisione. Decidi e agisci con le informazioni q.b. Il movimento è sempre meglio dello stallo o dell’arrocco
- Aiuta gli audaci. Dai credito a chi ti sta intorno. All’inizio può farti paura perché il tuo pensiero potrebbe essere: “Ma così non sono più indispensabile, perdo d’importanza. “se i miei collaboratori sono impegnati sulle cose importanti. Ricorda che tu come leader riceverai il biasimo se le cose vanno male e nessuno ti dirà bravo se vanno bene. Onori e oneri della tua posizione.
- Delega e controlla. Sii responsabile e dai responsabilità. Organizzati affinché i tuoi collaboratori (o tu stesso/a se sei un libero professionista) raggiungano gli obiettivi in modo eccellente e secondo programma (tempi, budget, etc.). Abbi il coraggio di richiamarli e rimetterli sulla giusta pista. Ricordati che tu in prima persona sei responsabile di modellare i comportamenti che ti aspetti dagli altri.
- Coltiva i talenti. Abbi il coraggio di attirare e conservare talenti. Non risparmiare qualche centinaio di euro nella scelta dei collaboratori. Scegli il meglio. E così fai per tutto ciò che realizzi dal sito alle convention per la forza vendita. Dimostra la tua autorevolezza, trasmetti sicurezza e solidità degli intenti e delle azioni.Non tentennare nemmeno davanti alle domande più insidiose. Dimostra che sai dove andare, come, quando e con che risorse. Mantieni i programmi e aggiorna sugli avanzamenti.
- Incoraggia il confronto. Il leader audace incoraggia e riconosce i collaboratori coraggiosi che osano dirgli di “no” in modo costruttivo proponendo una soluzione diversa, un punti di vista alternativo. L’importanza dei follower oltre a vederlo nella mia pratica di ogni giorno in azienda è stato ben evidenziato da Chaleff Ira
Cito in originale Thomas Edison: “Be courageous! I have lived a long time. I have seen history repeat itself again and again. I have seen many depressions in business. Always America has come out stronger and more prosperous. Be as brave as your fathers before you. Have faith! Go forward”.
LEADESHIP AUDACE: ELON MUSK E TESLA MOTORS
La lotta al riscaldamento globale è la mission che ha spinto Elon Musk, già co-fondatore di Pay Pal, a cimentarsi audacemente nel progetto di auto elettriche ad alte prestazioni.
Elon Musk (classe 1971 nato a Pretoria) cittadino americano, nel 2006 lancia, con alcuni soci, col marchio Tesla un roadster su telaio Lotus completamente elettrico con le seguenti prestazioni: 340km di autonomia, da 0 a 100km/h in 3,7”, tempo identico a quello della Lamborghini Gallardo superleggera ( ho avuto il piacere di provarle entrambe), 201 km/h di velocità. Costo ca. 100.000euro
Occorre audacia e grande capacità di innovazione tecnologica e di marketing per affermare che le vetture elettriche possono competere senza inibizioni con le migliori sport-car. Tesla avrebbe potuto iniziare con vetturette elettriche come hanno fatto i big player dell’auto. Invece va nella tana dei lupi, li invita a duello e vince.
Ci vuole una capacità di visione e di implementazione coraggiuosa tutta orientata al servizio del cliente per fornire ai clienti anche un pannello solare capace di caricare la batteria della Tesla senza spendere un centesimo. Di nuovo innovazione spinta.
Il modello S (Sedan-berlina) è stato lanciato nel Giugno 2012 con prestazioni da capogiro per un’automobile full-electric e nel 2015 ci sarà pure un SUV, il modello X.
La mission di Elon Muskè di arrivare a offrire una gamma di auto elettriche altamente performanti per tutte le tasche, ma muovendosi dall’alto verso il basso, e non viceversa. Questa è stata una mossa coraggiosa e vincente. Oggi Tesla vende in California più auto di Porsche.
Altra innovazione audace è stato creare delle stazioni di servizio speciali chiamate super-charger. Nel 2015 l’80% delgli automobilisti USA e canadesi potranno fare la carica della batteria gratis (50% in 20′) oppure in 9″ con cambio della stessa batteria. Le stazioni supercharge saranno tutte alimentate a pannelli solari. Il “pieno” sarà free of charge anche su strada.
Questa è una manovra coraggiosa di marketing per invogliare i possessori a compiere lunghi tragitti. Inoltre le stazioni saranno dislocate in modo strategico per un facile accesso agli automobilisti, altra innovazione. Anche in Europa oggi si può percorrere dalla Scandinavia alla Germania usufruendo della rete per ricarica elettrica.
Tesla viene prodotta in California e non a Detroit, altra innovazione coraggiosa, in uno stabilimento rilevato dalla Toyota, ecologico, super efficiente, con 6 stazioni di montaggio robotizzate e circa 3.000 addetti., con una capacità produttiva di 100.000 veicoli anno a regime. Tesla sta spingendo col proprio successo di mercato le big player dell’auto a produrre modelli elettrici o, almeno, ibridi.
Elon Musk & soci ( tra cui i fondatori di Facebook) hanno ridefinito tutti i processi del settore auto mettendo al centro della loro attenzione l’automobilista che è assistito in tutto e per tutto da un eccellente sistema di customer care. Inoltre, con coraggio, vanno contro la lobby dei distributori di carburante inquinante. Le azioni Tesla hanno raddoppiato di valore in un anno.
Elon Musk sarebbe piaciuto a Zarathustra, la sua leadership audace lo spinge anche a cimentarsi in imprese spaziali.. Nel 2002 fonda la sua terza azienda, la SpaceX che nel maggio 2012 lancia con successo la capsula Dragon con vettore Falcon che attracca alla stazione spaziale internazionale.
Leggi cosa dice Elon Musk : «Ci sono stati solo circa una mezza dozzina di eventi veramente importanti nei quattro miliardi di anni di storia della vita sulla Terra: vita monocellulare, vita pluricellulare, differenziazione in piante e animali, spostamento degli animali dall’acqua alla terraferma, e l’avvento dei mammiferi e della coscienza. Il prossimo grande momento sarà quando la vita diventerà multi-planetaria, un’avventura senza precedenti che aumenterà drammaticamente la ricchezza e la diversità della nostra coscienza collettiva.»
Questa è leadership audace! E. Musk ha una vision e una mission coraggiosa.
LEADERSHIP CORAGGIOSA: STEFANO SCAINELLI E SCAME SPA
La Scame è una multinazionale con sede a Parre (BG) leader nella produzione di oltre 10.000 articoli di materiale elettrico. È guidata dalla famiglia Scainelli, e Stefano, CEO, col quale ci siamo confrontati più volte su vari temi, tra cui la leadership, ha avuto un grande coraggio a investire risorse intellettuali, di capitale, e di tecnologia nello sviluppare prese e colonnine per la ricarica di auto elettriche. Il progetto eco-mobility ha già portasto le colonnine Scame a Roma per il car sharing di auto elettriche e, nel prossimo futuro, sulla Brebemi sarà possibile fare la ricarica di auto elettriche grazie a Scame.
Stefano Scainelli è un coraggioso imprenditore italiano, che ha avuto l’audacia di lanciarsi in un settore altamente tecnologico e innovativo. Con i suoi ingegneri, ha dovuto trovare soluzioni standard per ogni tipo di veicolo elettrico. Ha spinto in avanti la sua impresa, non aspettando che gli eventi influenzassero il corso dello sviluppo aziendale, ma condizionandolo e prevedendolo.
MISSION CORAGGIOSA
Quello che unisce Musk e Scainelli, così come i migliori leader d’imprese è una mission chiara ed esplicitata della propria azienda.
Cito la mission di Google, semplice ed efficace: “Sostituire gli annuari delle pagine gialle”. Avere una mission dichiarata e concreta aiuta a valutare ogni decisione con la coerenza della mission, in modo da non disperdere energie, fare focus e andare dritto in meta. La mission non è un inutile sforzo teorico, ma il condensato del motivo per cui vuoi fare impresa. PMI o grande azienda, professionista che tu sia.
ESEMPI DI MISSION AUDACE
Riporto alcuni esempi di mission elaborata con miei clienti di PMI, manager e professionisti:
- PMI attiva nel settore pavimentazioni in legno: “Portare la natura in casa per creare un habitat ecologico e sano”;
- PMI attiva nell’arredo giardino: “Favorire la socializzazione con prodotti belli, unici ,che parlino dell’identità di chi li possiede”;
- Professionista: ” Diventare in tre anni il punto di riferimento della provincia di X nel settore dell’ingegneria gestionale perchè possiedo il know-how più avanzato del settore”.
- Top Manager : raggiungere la posizione più elevata (CEO) perchè solo così mi diverto e provo entusiasmo a cambiare il mondo intorno a me;
- PMI Hi-Tech: diventare leader mondiali nel settore delle incisioni di stampi laser mantenendo sempre la premiership tecnologica sui concorrenti per favorire la creatività dei centri stile;
- Reparto ospedaliero: vedere i pazienti come persone cui assicurare in team la migliore accoglienza, cure eccellenti e un approccio sensibile, per assicurare l’aderenza alle terapie così da permettere loro un tipo di vita normale”;
- Società di trasporto pubblico: puntualità, sicurezza, comodità assicurati da personale in costante formazione e mezzi di trasporto moderni ed efficienti”;
- Web service: ottenere il riconoscimento dai promotori finanziari e dalle sgs come sistema integrato di formazione a distanza più economico ed efficace presente sul mercato.
- Come puoi notare alcune sono semplici, almeno all’apparenza, altre più articolate, ma tutte prevedono che ci sia un leader che dall’intuizione, passi attraverso il vaglio dell’intelligenza prima di implementare le azioni con coraggio e continuità.
CAPITANI CORAGGIOSI
Ci sono i Del Vecchio che hanno portato manager eccellenti nel proprio gruppo, la famiglia Barilla che anni fa si ricomprò l’azienda venduta agli americani, i Benetton e i Ferrero, discerti, ricchissimi, con un impero internazionale, etc. Ma non ce ne sono molti altri.
Nella web economy si distigue Luigi de Falco a capo di H2Biz e di altri sette brand. H2biz è il primo Business Hub italiano che punta a generare fatturato per imprenditori, aziende, professionisti e manager.Su H2biz gli operatori business possono sviluppare relazioni commerciali e trasformare i contatti in contratti (Clienti).
De Falco dimostra una leadership audace anche quando diversifica i propri servizi nell’area mediterranea: H2Biz Med-Golfo riunisce ca.667.000 aziende di Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e del Golfo Arabico.E lo fa in modo sistemico e organizzato. Tutti puntano sui BRICS ( Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) a volte trascurando un mercato limitrofo che vale più di 400 milioni di persone. Comunque De Falco con il brand EurAmerica copre anche quest’ultima area. Un imprenditore nel mondo del web che punta in alto e in grande.
Nella cosiddetta old economy a mio avviso spicca Brunello Cucinelli, ora re del cashmire che ha portato con determinazione e coraggio la sua azienda in borsa. Bloomberg stima il suo patrimonio azionario personale in circa 1miliardo di euro. Gli articoli di lusso di Cucinelli sono oggi venduti in 59 paesi.
Basta vedere il sito per capire l’inventiva e l’audacia di chi è un “oltre uomo” o uomo nuovo come l’ha definito GQ USA. Cucinelli, laura honoris causa in filosofia, trova ispirazione per la sua leadership audace negli scritti dei grandi filosofi. Senza disdegnare un acume particolare per gli affari.
Altro esempio di imprenditori coraggiosi: Adriano ed Emilia Giberti che hanno fondato il marchio di fast-fashion Imperial oggi presente con 80 negozi monomarca e un’ampia rete di distributori. Imperial ha una produzione annua di 6 milioni di capi, il coraggio sta nella capacità di essere reattivi, velocissimi a captare i cambiamenti dei gusti dei clienti e a soddisfarli con una produzione flessibile e super efficiente. Visitandone la sede, che riceve più di 80.000 visitatori annui, si capisce che tutto è progettato per ridurre la distanza fra esigenze del cliente e capo da creare. Innovare, in questo caso col turbo, senza dimenticare la tradizione perchè tutta la produzione è rigorosamente Made in Italy.
Fra i manager coraggiosi ammiro Remo Ruffini che ha portato il marchio Moncler in borsa. Vale più di Mediaset e metà del gruppo Fiat-Crysler. Esempio di coraggio manageriale e imprenditoriale. Leadership audace fedele al motto a cui molti imprenditori italiani sono restii: “Piccolo non è bello, ma solo piccolo.”
Giorgio Pirolo, 34 anni, è un professionista della Torino Design, attiva nell’industrial design. Un suo schizzo ha ispirato l’auto cinese Chery QQ, tra le utilitarie più vendute. Ha conquistato la Cina. Che grinta, che gusto, che genialità.
Logico che la lista potrebbe essere più lunga, per esempio citando Aboca, ma tutti i nomi che ho citato hanno in comune la grande intuizione, l’intelligenza vivace e analitica, il pensare in grande, il muoversi con metodo, l’osare al di là dell’ovvio con coraggio.
MARESCIALLI CORAGGIOSI
a) L’imprenditore che per problemi finanziari agiti dal socio è obbligato a liquidare la propria azienda e si rivolge a me come business coach efficace per riposizionarsi nel mondo del lavoro è una persona che non si arrende, che si rimette in gioco, che ha il coraggio di non darsi per vinto. Abbiamo lavorato molto insieme affinchè recuperasse autostima e fiducia nelle suoi valori, abbiamo analizzato in dettaglio le sue competenze, isolato alcune aree d’interesse, ne è scaturita uan unique selling proposition valida: la sua conoscenza dei mercati dell’Est Europa.
Abbiamo steso un piano d’azioni concreto: individuare PMI che da poco avevano delocalizzato o che intendevano delocalizzare e attraverso una precisa ricostruzione del suo network di contatti ha preso appuntamenti in varie aziende per proporsi come business developper. Valutando conseguenze e responsabilità connesse, ha deciso di trasferirsi in un Paese dell’est che è un hub per i mercati della Polonia, della Romania, della Russia., da lì seguirà glia spetti commerciali di alcune aziende italiane.
b) È coraggioso il professionista, noto giornalista finanziario che, intendendo diversificare per garantirsi un reddito alternativo, ha inventato il primo hub di formazione on line per operatori finanziari. La sua intelligenza lo ha portato a verificare con me il suo business model. Lo abbiamo sezionato in tutti i dettagli. Semplificandolo, rendendolo più facilmente usufruibile, abbiamo scelto la piattaforma tecnologica più adatta, abbiamo definito il profilo dei pochi coillaboratori necessari , abbiamo testato il modello e fatto un business plan ad hoc per valutare se l’impresa valesse lo sforzo.
Oggi Primo è il primo servizio on line che si rivolge alle SGS e ai promotori finanziari. Un uomo che, pur con un nome affewrmato, ha voluto cimentarsi con successo, prendendosi tutte le cautele del caso, in un’attività imprenditoriale.
c) Il manager di multinazionale rimasto vittima involontaria di un merge si sente con poche speranze di trovare una collocazione adeguata nel mondo del lavoro. Anche con lui, lavoriamo, sulla base dei miei test esclusivi, prima di tutto per ritrovare fiducia, determinazione e grinta. Questo mio cliente ha un patrimonio di valore in termini di contatti nel sel settore da cui proviene il Food&Beverage. Per questo, si dedica a trovare innovazioni di prodotto ed entra in contatto con un imprenditore che ha inventato un sistema per preparare i cocktails in modo veloce e accurato. Utile per discoteche, hotel, bar ad alta frequentazione.
Definiamo insieme come rapportarsi con l’inventore: tu metti il prodotto, io metto il mio capitale di contatti ad alto livello. Stendiamo anche una bozza di contratto di collaborazione e lo alleno a sostenere una negoziazione vincente. All’ultima fiera host era presente con uno stand sempre affollato: l’invenzione, ora in produzione, è stata la regina della Fiera con notevole successo di compratori e di stampa specializzata.
d) Anche il direttore marketing di un’importante casa farmaceutica si rivolge a me per riprendere in mano la propria carriera. In azienda c’è aria di ridimensionamenti. Valutiamo attentamente quali alternative ci sono sul mercato. Dopo un periodo di confusione personale, in cui intervengo assertivamente per rinforzare le sue innate qualità di leadership, optiamo per prepararci ad avere un paracadute contattando tutti i principali Head Hunter di livello.
Lo alleno a fare la trattativa dell’eventuale distacco dall’azienda massimizzando la buona uscita senza creare tensioni. Al momento opportuno tutto il nostro lavoro di preparazione si rivela prezioso. Ottiene un lauto “incentivo all’esodo” avendo già in tasca il contratto di assunzione come responsabile marketing e commerciale in un’altra azienda farmaceutica con un portafoglio di nuove molecole molto interessanti. L’intuizione che la posizione fosse a rischio, come quella di altri colleghi, l’intelligenza di prepararsi a gestire un cigno nero, gli ha permesso, con uno stress ridotto al minimo e controllato, di non subire gli eventi, ma di farvi fronte con preparazione, senza paura e con coraggio.
e) L’imprenditore piccolo, piccolo che si rivolge a me perchè in due anni il suo fatturato è precipitato, da una parte è tentato di mollare tutto (può permettersi di vivere bene), dall’altra non vuole arrendersi, ma tentare la rivincita. Agisce in un settore molto difficile.
Ha a che fare con la Pubblica Amministrazione dove oramai gli acquisti, almeno un certo tipo di acquisti, viene fatto per via telematica. In pochi incontri capisco che la situazione va affrontata con decisione e velocità.
Con l’imprenditore abbiamo individuato le aree di debolezza, che, guarda caso, come in molte PMI, si concentrano principalmente nel marketing ( o piuttosto nella sua assenza), nell’eccessiva ampiezza della gamma ( Pareto docet), negli immobilizzi di magazzino, nella mancanza di posizionamento. La qualità dei prodotti è elevata e pertanto i prezzi non sono sempre competitivi.
Dopo un’eccezionale spremitura dei nostri cervelli troviamo una leva su cui fare perno e sviluppare un piano d’azione articolato e grintoso. Con una spasmodica attenzione ai costi, si decide di investire il 5% del fatturato in azioni di marketing che riguardino tutte le 4 P di Kotler.
In pratica tratto questa azienda come fosse una start up.
Con l’imprenditore abbiamo instaurato un rapporto franco e diretto, non abbiamo tempo per fare melina. Il fatturato deve riprendersi al più presto, il MOl lo recupereremo con un’azione di differenzazione mirata. Un’arma che si decide di usare è il web marketing.
Queta volta ti dico che entarmbi abbiamo dimostrato coraggio nell’affrontare questa “mission impossible”.
f) Ha coraggio il socio di un’importante agenzia milionaria di rappresentanza che a 40 anni mi chiede di verificare quale sia la sua vera vocazione. Anche qui seguo il mio preocesso di disvelamento partendo dai miei m3 test preliminari, e poi step by step seguendo un percorso ora mai collaudato decine di volte che porta a verificare lo stato desiderato el’intenzione per raggiungerlo. È un cliente con master in marketing della Bocconi, quindi con competenze teoriche e pratiche ben accertate
Eppure si sente insoddisfatto, si innamora di intuizioni per progetti aleatori che durano una settimana. Lo ancoro alla realtà e alla fine scopriamo insieme che quello che veramente vuole non è fare un’attività diversa, ma gestire diversamente l’attività che già gestisce. Sviluppiamo un piano operativo da mettere in atto e che consideri la gestione e la negoziazione col socio più anziano e conservatore. Gli spiego che il problema non è il socio, ma come lui lo gestisce in modo conflittuale.
Ci impegnamo molto sullo sviluppo personale, non solo professionale, perchè amio avviso questo è l’elemento che può fare la differenza. Gli consiglio di seguire un corso specializzato presso un noto isituto di evoluzione personale che usa un metodo applicato anche ad harvard per sviluppare la leadership coraggiosa.
Dopo il corso il mio cliente si sente liberato dalle convinzioni limitanti che si portyava coin sè da anni e finalmente può essere quello che è veramente, elevando all’0ennesima potenza le sue risorse personali. Così convinto, e con un piano operativo per modificare l’organizzazione del lavoro della sua agenzia, riesce a convincere il socio a seguirlo e il fatturato e la gioia di lavorare aumentano con soddisfazione di entrambi.
G) Il general manager di una PMI mi coinvolge come business coach efficace perchè si rende conto che la crescita dell’azienda necessita un’impostazione più sistemica, più manageriale. Il mio cliente è un self made man con una competenza di prodotto eccezionale. Ambizioso, si trova di fronte a uno sclalino di sviluppo che necessita per superarlo di metodo, capacità di analisi, di delega, di pianificazione e di ordine organizzativo.
Non trascuriamo nemmeno, logico, il business. Primo principio assicurare il raggiungimento del budget vendite, e ci siamo. Secondo garantire il MOL, e ci siamo. Terzo diversificare prodotti/mercati per spingere l’azienda al raddoppio del fatturato in 4 anni. La costruzione della nuova gamma , fatta. Quindi ci si impegna sulla ricerca metodica di nuovi/canali e mercati e si rafforza la struttura con nuove competenze. Sempre con un’ossessiva attenzione ai costi e all’incidenza dei costi del personale sul fatturato. Usiamo il Conto Economico come road map decisionale.
Una sfida coraggiosa. ma oggi i presupposti ci sono. Il mio cliente, non me lo dice chiaramente, ma noto che il suo comportamento è cambiato: più diretto, più efficace, più focalizzato, più risoluto nel prendere decisioni vere senza fare ammuina o muovere l’aria correndo di qua e di là. Se vogliamo il mio cliente è diventato anche un po’ più “freddo”. Si muove, pur mantenendo il controllo, verso la delega ai primi riporti. Da accentratore che era è una grande evoluzione. Per realizzare questo passo abbiamo creato un sitema veloce di riunione settimanale di coordinamento interfunzionale.
Una percentuale q.b. di distacco è necessaria per chi occupa posizioni di rilievo e aumenta man mano che si sale nella gerarchia.
Questo non lo insegnano nelle scuole di management,non possono insegnarlo, ma è la realtà. Hai letto le biografie di Steve Job (cinico nei suoi rapporti con i collaboratori) e di altri grandi imprenditori o top manager? Ti segnalo questo link dove trovi citazioni sul coraggio imprenditoriale.
Logico che la leadership audace punta sull’esercitare e guadagnarsi il rispetto dei follower. Ma in un mondo cinico, occore conoscere il nemico, e usare il coraggio e l’intelligenza per batterl con metodo.
Cosa spinge il mio cliente ad assumersi un obiettivo così audace? L’azienda va bene ed è solidamente patrimonializzata. Ma l’ambizione di realizzare intorno a te l’ecosistema che desideri, di lasciare una traccia di te, di realizzare qualcosa di grande, d’importante, di coinvolgere glialtri nella tua mission è la base della leadership coraggiosa.
DEFINIZIONE DI CORAGGIO
“Il coraggio è la virtù umana, spesso indicata anche come fortitudo o fortezza, che fa sì che chi ne è dotato non si sbigottisca di fronte ai pericoli, affronti con serenità i rischi, non si abbatta per dolori fisici o morali e, più in generale, affronti a viso aperto la sofferenza, il pericolo, con il coraggio di lanciare la sfida.”
Leggere anche i contrari di coraggio ti può aiutare ad afferarne il pieno significato: paura, vigliaccheria, codardia
In altri termini, tutti gli esempi pratici che ti ho portato hanno qualcosa in comune: passare dallo stato attuale a uno stato desiderato. Questo stato desiderato deve essere un obiettivo ben formato, cioè specifico, concreto, dettagliato. E con le tecniche di visualizzazione che uso, nel farti immaginare lo stato desiderato, è importante che tu senta come ci stai, in modo sensorialmente basato. Evitando avverbi che non dicono alcunchè, come : ” Mi sento bene”, piuttosto “mi vedo col corpo rilassato, ma solido. Sento i muscoli pettorali forti.” Ascolta il corpo, le sensazioni che ti trasmette, taglia fuori la testa per un attimo. Essa può essere viziata da convinzioni, opinioni, credenze.
Questo metodo può essere applicato solo con un business coach efficace e allenanto aleggere i seganli del corpo per cogliere eventuali contraddizioni tra quello che dici ( sabotaggio della mente, che mente) e il tuo body language che non mente mai.
L’intenzione è l’energia che ti porta alla meta. Quando questa è alta, entra in ballo l’audacia.
LA PROVOCAZIONE
Ho avuto modo di consultare il materiale di una primaria multinazionale sul tema della leadeship. Sono più di 200 pagine con diagrammi, test, tabelle con parametri, schede da compilare, modelli di comportamento. Questo materiale viene somministrato ai talenti che, in teoria, saranno destinati a diventare leader nell’impresa. A occupare posti di comando.
La mia perplessità è che in questo materiale si arriva a definire 5 stili di leadership. A un mio cliente che ha partecipato a questo seminario svoltosi in un grande albergo di Parigi ho chiesto cosa gli fosse rimasto, cosa si portava a casa. la risposta è stata vaga e inconsistente. Niente di pragmatico.
Ho letto tutto il materiale, ci sono parti molto interessanti, ma alla fine sentivo che mancava qualcosa: tu.
Era molto adatto a un approccio scientifico, di ricerca, da dottorato universitario. Ma mancava di umanità. L’imprenditore, il manager, il professionista sono uomini ( o donne) prima che esseri aziendali. Io parto dall’uomo che ho di fronte, dai suoi valori, dal suo carattere. Poi, dai suoi desideri, dal ciò che gli piace e non gli piace, poi passo alle competenze, al background esperienziale… sino ad arrivare ai dettagli del progetto di business, sezionandoli, testandoli, ricompattandoli… all’identificazione di un obiettivo misurabile… sino al test dei 7 steps per verificare l’allineamento fra tutte le parti del cliente e l’obiettivo…
Completo con un business plan, un piano commerciale e un piano d’azione gestionale.
Senza trascurare i processi legati alla supply chain, alla comunicazione on line e off line… alla stesura del budget . Lavorare con un budget mensile può essere una rivoluzione nelle aziende PMI abituate a misurarsi sul fatturato dell’anno precedente, ma così facendo è come se guidassero l’automobile guardando nello specchietto retrovisore.
Ho clienti con cui applico solo la seconda parte più operativa, la prima la svolgo on the job, quasi il cliente non se ne accorge, fino a che un giorno ti risponde con le parole che tu hai usato tempo prima, con un processo mentale decisionale ben definito, con un atteggiamento verso i coillaboratori che passa da “siamo una grande famiglia” a trattarli come collaboratori professionali esigendo l’eccellenza e agendo sulla motivazione e proponendosi come modello da seguire.
Ricordo il caso di un giovane manager ambizioso e rampante, dirigente di un noto brand del settore lusso che mi interpellò per accrescere la sua leadership.
Dopo averlo ascoltato, gli proposi un semplice esercizio sperimentale: in due ore doveva, lasciare il mio studio e convincere il maggior numero di persone a seguirlo nel mio ufficio.. Il cliente non era di Bergamo. Quindi non conosceva il territorio. Vietato pagare. Il minimo di persone convinte doveva essere di 5.
Quello che mi interessava valutare era il processo che avrebbe utilizzato che coinvolgeva capacità di comunicazione, di negoziazione, di presentazione, di convincimento, di velocità d’esecuzione, di scelta del target, di riconoscenza e premio. La reazione fu:” Ma io non sono mica un piazzista”. Per questo mancato cliente il corso a Parigi, menzionato prima, sarebbe stato forse più utile. Au revoir.
PONITI DOMANDE SPIETATE
L’intraprendere un’attività nuova non è tempo di autoinganni. Ma è facile rimanere invischiati neo propri progetti, idee, intuizioni. Invece devi essere coraggioso nel chiarirti le idee in modo netto e succinto. È un’idea “dura” ( un servizio on line che riempie un vuoto ben cubato) o “molle” ( un settore già affollato, un’idea con una u.s.p. debole, un me-todo trito e ritrito). L’immaginazione all’inizio può bloccare il porti domande giuste e fornire, attraverso l’intelligenza e la sperimentazione, le giuste risposte. D’altra parte non te l’ha ordinato il medico di diventare imprenditore.
Molti candidati a creare una start up adducono a motivo delle difficoltà di decollo la carenza di fondi.
Dalla mia esperienza risulta che a) oggi col microcredito, fondi EU, regionali, della Camera di Commercio, di istituzioni pubbliche, di banche, di sviluppatori d’idee ( detesto il termine incubatori),
b) con l’utilizzo almeno in parte di mezzi propri ( se no che imprenditore sei?), col coraggio di ipotecare beni famigliari, con l’aiuto del crowfunding
c) con l’attitudine a mantenersi lean, a controllare i costi, a muoversi solo se c’è copertura finanziaria al prossimo passo ( consiglio di raddoppiare i costi previsti di avviamento e i tempi di realizzazione) le possibilità di partire e soprattutto di continuare con successo, aumentano. Il tuo business coach efficace conosce i tranelli e può allenarti a vedere e a superare gli ostacoli con metodo.
Una guida breve la trovi su Millionarire e ti fornisce informazioni utili. Non trascurare Mindthebridge
La paura di fallire è altrettanto forte quanto il desiderio di riuscire: ci vuole coraggio. Rileggi la frase di Nietzche. Ti ci riconosci?
MEDAGLIE D’ORO, D’ARGENTO E DI BRONZO PER IL CORAGGIO
Ho un grande rispetto e una grande riconoscenza verso tutti i miei clienti, dai quali ho appreso molte cose che hanno migliorato la mia professione, ma tre di loro sono sul podio:
Il General Manager di una multinazionale citata fra le prime 10 di Forbes che è stato mio cliente per disegnare la propria carriera quando era ancora giovane. Oggi risiede a Dubai come nuovo responsabile dell’area IMEA, ( India, Middle East, Africa) ha accettao la sfida di raddoppiare il fatturato dell’area in 4 anni e parliamo di miliardi di dollari. Sono sicuro che ce la farà. L’ing TEG ( acronimo del nome) è un Leader audace, un maschio alfa.
L’imprenditore maliano Madu Saghari ( cito il nome col suo consenso) che, arrivato in Italia a Pantelleria come profugo politico, ( ha percorso a piedi 2.200km nel Sahara), ha utilizzato i suoi 5 anni di permanenza nel nostro Paese, lavorando con contratto a tempo indeterminato, per fare un progetto e ritornare in Mali. Il sig. Sanghari si è rivolto a me perchè l’aiutassi a delineare dettagliatamente la sua Société de Transport du Mali. Un sogno nel cassetto.
Abbiamo lavorato fianco a fianco, partendo dai basics: elementi di amministrazione e di economia, analisi di mercato tramite i suoi contatti in loco, suo sopralluogo a Bamako per rilevare la concorrenza ( automezzi, costi, licenze,tasse e permessi, percorsi più richiesti, etc.), scelta e acquisto di tre automezzi, valuatazione costi di trasporto e sdoganamento, etc. Tutto molto pratico, keep it simple, era la regola che mi ero dato. Simple e sperimentale.
Alla data prefissata Madu è rientrato in Patria e proprio recentemente mi ha telefonato felice e contento, e da vero uomo d’affari, mi ha detto che vuole ampliare la sua flotta di automezzi per trasporto persone. È stato un piacere lavorare col sig. Sanghari, nei momenti di pausa mi raccontava le storie della sua terra, quelle di Amroso e di Karuna non posso dimenticarle. Il coraggio non ha colore e Madu Sanghari aveva lo sguardo dell’aquila.
Per terzo cito I. Gazzali, oggi proprietario di una società di Limousine a Denver (Co) che in Italia non trovando la sua strada, si rivolse a me per ricercare la sua vera vocazione e un reddito importante. Abbiamo percorso molte strade, ma alla fine, per le sue esigenze imprenditoriali, gli USA risultarono dalle noste analisi il Paese più promettente. Abbiamo lavorato molto sulla motivazione, sulla volontà di riuscire, oltre ad aver identificato due aree di possibile imprenditoria: società di installazione di pannelli solari o servizio di Limousine.
La sua preferenza andava alla seconda. Oggi a 33 anni si trova a gestire una flotta di 16 stretched car in servizio fra l’aeroporto di Denver e downtown. Non ho mai conosciuto un giovane imprenditore così coraggioso. I primi tempi in USA sono stati durissimi, ma lo sapeva, l’avevo messo in guardia. Prese la decisione con consapevolezza.
CONCLUSIONI
Sia professionalmente che psicologicamente sono sempre stato affascinato da ciò che crea un campione. Intendo dire il vero campione che diventa leggendario: quello che supera di molto gli avversari, si esprime ai massimi livelli nelle occasioni più importanti e a lungo andare si distingue dai quasi-grandi e dai comprimari.
Ho capito che il leader coraggioso, audace, il campione, si distingue per quello che ha in testa e, negli anni, ho osservato cinque caratteristiche attitudinali sia che giochi da solo sia che rivesta il ruolo di capitano in un team:
1) insoddisfazione profonda nei confronti dei propri conseguimenti. Ogni vittoria raggiunta, ogni obiettivo realizzato diventa subito un gradino verso una meta più grande e “irraggiungibile”;
2) resa massima nelle performance dei progetti che contano di più. Quando la posta è più grossa i campionissimi eccellono sempre;
3) capacità di sgominare gli avversari, i concorrenti. Un istinto” killer” , come si dice nel rugby, nel tennis, nel golf, ovviamnete indirizzato al risultato;
4) capacità di motivare gli altri membri della squadra per ottenere l’eccellenza anche in situazioni estreme;
5) essere di modello per gli altri , esempio da ricalcare pur nel rispetto delle diversità, anzi trasformando queste ultime in vantaggi.
In altri termini la leadership audace, coraggiosa è per i campioni, per chi si sente e vuole esserlo. Non è per tutti.
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