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Come una donna supera domande imbarazzanti in una selezione

Giulio Ardenghi

Molte donne escono frustrate dai colloqui di selezione per un posto di lavoro in azienda. L’intervistatore può avere convinzioni limitanti e stereotipi che lo portano a fare domande irriverenti o che entrano nella privacy delle candidate. Non sempre queste sono pronte a rispondere in modo tale da non esporre la propria vita privata. Tentennano all’affannosa ricerca della risposta più adatta per proteggersi e, allo stesso tempo, senza inventare o fare scena muta. Si può imparare ad affrontare domande invasive preparandosi con scrupolo al fatidico incontro avendo già in testa le risposte da dare. Prepararsi all’incontro è vitale per una donna, più che per un uomo. A parte le aziende multinazionali o aziende con il diversity management iscritto nella loro carta dei valori, esistono realtà dove il pregiudizio (il gender gap) resiste ancora, anche se traballa. E’ nella diversità che si scatena l’innovazione, la genialità. Le donne, è dimostrato, danno un contributo importante. Ma prima devono essere assunte e superare colloqui a volte con domande al limite della legalità. Domande sessiste. Ci si deve preparare bene al colloquio simulando le risposte a possibili domande “impertinenti”.

Il colloquio di assunzione per donne

Ho fatto e assistito a decine di colloqui di lavoro nella mio ruolo di business coaching efficace presso varie aziende.

Anche nei più recenti colloqui di selezione ho notato che molte candidate donne erano riluttanti a rispondere a certe domande extra lavorative.

Domande alle quali la candidata (o il candidato) forse preferirebbero non rispondere.

E’ un bel dilemma che deve essere risolto in pochi secondi.

Rispondere chiaramente potrebbe esporre la tua vita privata.

Rifiutare di rispondere potrebbe farti sembrare poco collaborativo e con qualcosa da nascondere.

Prima del colloquio occorre prepararsi a dovere a gestire domande sul tuo stato civile, una domanda che viene sovente posta alle candidate; piuttosto che sugli hobby (un candidato rispose che collezionava armi. Candidato troppo aggressivo?), un altro auto d’epoca (Ha bisogno di soldi? Già ricco e quindi meno propenso alla dedizione all’azienda?).

A volte, le domande sono fatte per chiarire alcuni aspetti del tuo profilo pubblico su LinkedIn o su Facebook, che tutti i recruiter verificano.

Soprattutto nell’ultimo, forse ti sei sbilanciata sulle tue idee politiche con commenti o post.

Verificalo, riguardalo e cerca di capire se ti sei esposta su alcuni argomenti. Controlla anche le foto.

In alcuni Paesi del Nord Europa è vietato postare una propria foto sul cv per non creare discriminazione basata sulla “presenza”.

Inoltre un selezionatore investe ca. 6″ per valutare un cv. La foto può distrarre dalle tue esperienze, competenze, risultati.

Individua argomenti personali e come puoi deviare domande impertinenti sugli stessi durante il tuo prossimo colloquio di lavoro.

Una tecnica da apprendere è quella di ribaltare la domanda sull’interlocutore.

Recentemente ho preparato una donna manager a come affrontare domande “calde” durante il colloquio di selezione in un’azienda. Intervista che avrebbe sostenuto entro un paio di settimane.

Con un role playing (o mock interview) abbiamo simulato alcune questioni che entravano nella vita privata della persona, e che in alcune aziende poco predisposte alla diversità, vengono ancora poste, anche se al limite della violazione della “privacy”.

Il reclutatore, ancora oggi, desidera sapere se la donna da assumere rimarrà in azienda almeno per qualche anno o se c’è il “rischio” di una maternità imminente. “Quanto sarà vera la sua dedizione al lavoro?”.

 

Le domande impertinenti e le risposte adeguate

Ecco come ci siamo preparati.

Io svolgevo il ruolo del selezionatore:
“Dottoressa, mi perdoni, ma lei ha pianificato di avere figli?”.
Ribaltiamo la domanda su chi l’ha posta:

”E lei ne ha?”

”Ha in mente di diventare mamma nei prossimi anni?”.

Una risposta simpatica potrebbe essere:

“A distanza di almeno nove mesi. Esiste una modalità diversa in questa azienda? ”.

Da dire col sorriso sulle labbra.

Un’altra domanda potrebbe essere:”Come valuta l’eventualità di uscire con un dipendente dell’azienda?”. Fai un esercizio. Cosa risponderesti?

Ti aiuto, la risposta più usata è composta da 4 parole.

Inviami, tramite il mio modulo contatto, la tua risposta e, gratis, ti dirò la mia opinione.

Queste sono, dalla mia esperienza, le domande più imbarazzanti.

P.s. La mia cliente ha superato la selezione con soddisfazione.

Prepararsi al colloquio

Inventare risposte di fronte al recruiter può essere difficile, quindi io ti consiglio di esercitati in anticipo, di trovare uno sparring partner con cui provare le tue risposte: un’ amica, una conoscente.

Il nostro istinto naturale è di rispondere direttamente a una domanda diretta, quindi pensare in anticipo a come ribaltare la domanda su chi te l’ha posta può aiutarti a gestire la conversazione e proteggere il tuo mondo più intimo.

Il numero di domande discriminatorie-sessiste, durante un colloquio di lavoro a una donna, è nettamente superiore rispetto a quelle fatte a un uomo.

Ho constatato che le donne che dichiarano una convivenza vengono sovente scartate, così come coloro che esplicitano il desiderio di diventare madri.

In questi, malaugurati, casi, l’esito del colloquio è basato più sulla vita privata della candidata che sulle sue competenze ed esperienze.

Il Codice per le Pari Opportunità

Tali domande non dovrebbero entrare in un colloquio di selezione. Sono vietate dal art.27 del Codice Pari Opportunità.

Tuttavia, ci sono aziende che hanno la convinzione che una donna possa essere meno dedicata al lavoro perché condizionata o dalla propria situazione affettiva o famigliare.

Una candidata può rifiutarsi di rispondere, e addirittura denunciare un comportamento discriminatorio.

Io credo sia meglio e più proficuo imparare a gestire questo tipo di domande, preparandosi a rispondere con empatia e un filo di “sagacia”, che, ho constatato, viene apprezzato dal selezionatore.

C’è un limite a tutto

La domanda più sessista che ho sentito è questa:

”Sarebbe in grado di flirtare con i clienti per convincerli? “.

Ecco in questo caso ti consiglio io stesso di ringraziare e terminare il colloquio. Senza fare polemiche.

Le donne musulmane. Velo sì o no?

Le donne di religione musulmana che si presentano al colloquio con il hijab, col velo, se in UK, ad esempio, non sono discriminate, in Italia possono incontrare molte difficoltà.

A esempio, il selezionatore potrebbe chiedere se è disposta a togliere il velo durante il lavoro in azienda.

Ho sentito questa frase:”Assumere una donna con il velo al customer care non va bene perché non offre una buona immagine ai clienti. Te lo dovresti togliere, sai?” .

Le risposte variano da:” Se lei si toglie la cravatta” a “ Anche lei, come me, è nato e cresciuto qui, in questa città?”.

Un confronto in cui l’assertività del candidato ci sta, q.b.

Quando ero in Fiat UK ricordo che alla receptiont c’era anche un’addetta musulmana col velo. Non ci ero abituato nemmeno io. Ma dopo pochi giorni, la cosa per me era del tutto normale.

I valori dell’Azienda: il Diversity Management

Come ho scritto in un altro articolo sul tema donne in carriera, il cammino per superare vetuste convinzioni sul gender gap è ancora lungo, ma molte aziende moderne e sensibili al “diversity management” ci sono e saranno sempre di più.

Per saperlo basta controllare i siti ufficiali delle imprese e leggere attentamente la carta dei valori aziendali.

I responsabili delle Human Relations sono tra i protagonisti di questa evoluzione culturale.

Comunque, sempre meglio prepararsi.

 

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