Cambiare abitudini, atteggiamenti e comportamenti. Quello che non ti dicono

Perché è così difficile cambiare abitudini, atteggiamenti e comportamenti in modo duraturo? Cosa comporta in tutti gli aspetti della vita il vero cambiamento? Ricco di esempi illuminanti tratti dal mondo del lavoro.
Perché è così difficile cambiare abitudini in modo permanente?
Come mai con tutti i corsi che che rispondono alla richiesta di cambiamento così poche persone mantengono il cambiamento nel tempo?
Mi sento spesso dire: “Ho fatto già due corsi sulla motivazione e adesso mi propongono il terzo, l’advanced training”.
Un corso serio o apporta un vero cambiamento duraturo, e non ci torni più. O non funziona.
Non è etico proporre il multilevel anche nel business coaching.
Chi ne gioisce sono i professionisti della partecipazione ai corsi.
Persone che hanno sviluppato una dipendenza perché la loro motivazione è: “Mi piace molto l’atmosfera, incontro persone nuove, vedo posti nuovi. Mi reinvento una personalità e divento smart. Racconto barzellette e mi trovano simpatico”.
Partecipare a un seminario diventa una vacanza, una fuga dal solito tran–tran.
Avrebbe più senso e più utilità se le persone che hanno frequentato un corso specifico si ritrovassero a distanza di tre mesi per scambiarsi le esperienze di miglioramento.
Chi decide di partecipare a un corso o di intraprendere un percorso di business coaching per modificare alcune abitudini deve essere consapevole che ci sarà cambiamento solo se modificherà l’atteggiamneto e il comportamento.
Elementi della propria personalità.
Altrimenti il miglioramento sarà superficiale e il corso dovrebbe riportare la data di scadenza.
Non si possono promettere cambiamenti senza spiegarne le conseguenze profonde.
I corsi per cambiare abitudini cambiano l’atteggiamento? E sei disposto a modificare la tua gerarchia di valori? La tua personalità e ad affrontare le conseguenze derivanti?
La prima fase del business coaching efficace ha come scopo di verificare l’effettiva volontà e intenzione del cliente di cambiare in profondità.
Di verificarne la consapevolezza sulle conseguenze, spiegandole e portandole alla luce.
Solo così l’obiettivo sarà raggiunto in modo efficace, duraturo ed olistico per chi intraprende un processo di modifica di abitudini e atteggiamenti.
Un esempio per chiarire le idee.
Un manager ha l’abitudine di arrivare sempre in ritardo alle riunioni. incomincia ad avere problemi con i colleghi. Glielo fanno notare e si lamentano con il direttore.
Pensi che sia sufficiente lavorare sul time management (gestione del tempo)?
Questa abitudine può nascondere un atteggiamento di superiorità, di poco rispetto per i colleghi, di arroganza.
Per la persona coinvolta il ritardo non è una grande violazione dei diritti altrui.
Quindi, se mi chiederà come rimediare, per modificarla con effetti nel tempo, dovremo intervenire insieme sia su aspetti pratici: “preparati per tempo, parti da casa mezz’ora prima” sia sulla sua gerarchia di valori.
Questo comporta delle responsabilità e delle conseguenze: una maggiore considerazione degli altri, maggiore altruismo.
Più disponibilità e attenzione alle esigenze altrui. E qui si parla di valori, di comportamento, non di abitudini. Il cliente è disposto a vedere la propria immagine di capo autoritario modificata? Perdere questa sua “sicurezza”? Ne vale la pena?
Alcune persone non si troveranno più a proprio agio con il nuovo atteggiamento. La persona con la quale va al cinema arriva sempre con 20 minuti di ritardo. Entrano in sala a spettacolo iniziato. Se donna, le era concesso perché lo stereotipo lo vuole.
Dopo aver lavorato sul rispetto verso gli altri il cliente non sopporterà più questi ritardi e l’amicizia potrebbe incrinarsi.
Inoltre, il cliente si sensibilizzerà anche ad altre mancanze di rispetto (dare del tu ai collaboratori e pretendere il lei, assegnare compiti 15 minuti prima dell’uscita serale, dare dead line impossibili per poi criticare perché lui o lei non ha potuto presentare in tempo un progetto) e non li sopporterà più nel vederli attuati da chi gli sta intorno.
Un altro esempio chiarisce ancora meglio: l’intervento di business coaching sul manager ipercritico.
“Ha un atteggiamento ipercritico” riferiscono superiori e colleghi.
Interrompe continuamente le presentazioni ponendo domande di dettaglio.
Mette in difficoltà colui che sta esponendo un piano cavillando sui particolari.
Fa domande ipertecniche fuori dal contesto. Non lascia terminare di esporre un concetto che già ha trovato i punti a suo avviso mancanti.
Confonde le idee. Chiede di invertire l’ordine di presentazione di un piano e di ispessirlo con ulteriori analisi, mandando in tilt il project leader che sta esponendo le considerazioni di un gruppo.
Non aspetta che chi parla finisca di esporre le proprie dimostrazioni e al secondo punto fa una precisazione che al quinto sarebbe stata chiarita.
Interviene su argomenti non di sua competenza con supponenza.
Le riunioni si protraggono troppo a lungo e non arrivano mai a una conclusione.
Mette in difficoltà il collega di fronte ai superiori con osservazioni di dettaglio.
Si ritrova a fare capannello con colleghi a cui piace il pettegolezzo su altri colleghi e colleghe e sul capo.
Per modificare queste abitudini è necessario intervenire sulla vera causa nascosta: la disistima di sè e l’insicurezza professionale e personale che sono alla base dell’atteggiamento ipercritico.
Questo è un aspetto della personalità. Una volta che il cliente avrà ricostruito la propria stima non sopporterà più i colleghi criticoni e pettegoli. Li eviterà e sarà evitato da loro stessi. Mentre altri colleghi apprezzeranno un atteggiamento di critica costruttiva e rispettosa degli altri.
In dettaglio:
il processo di business coaching efficace verifica subito l’intenzione vera al cambiamento, chiarisce che si dovrà agire su vari aspetti del comportamento e della personalità. Fa presente che per un periodo di tempo potrebbe sentirsi meno protagonista, meno preciso, meno utile.
In riunione potrebbe fremere e agitarsi per parlare. Come attirerà l’attenzione su di sè? Gli mancheranno sia il rituale del trovarsi a chiacchierare di fronte alla macchinetta del caffè che la frequentazione delle persone con cui era abituato a fare gossip.
Ma solo sino a che avrà ricostruito una rete di relazioni dove i nuovi atteggiamenti saranno apprezzati.
I colleghi lo vedranno cambiato: più collaborativo, meno ansiogeno, pronto a dare un contributo costruttivo nel rispetto delle opinioni altrui.
Anche nella vita privata ci saranno modifiche di comportamento, verso i figli sarà meno autoritario, ascolterà il/la partner che potrebbe rimanere sorpresa positivamente o meno perché non potrà più giustificarsi dicendo “Non ti va mai bene niente, fallo tu!” e quindi trascurare ciò che sta facendo.
Il punto è che occorre far presente al cliente le conseguenze della sua decisione alla modifica di una “semplice abitudine” o atteggiamento. In modo che l’intenzione al cambiamento sia vera e voluta e non di facciata.
Solo agendo con la massima trasparenza verso il committente si assicurano i risultati duraturi.
Facciamo un po’ di chiarezza sui termini abitudine, atteggiamento e comportamento.
a) Abitudine inclinazione, comportamento acquisito con la ripetizione.
Free dictionary: http://it.thefreedictionary.com/abitudine
Prendere (o perdere) un’abitudine: assumere un modo di agire costante e quasi meccanico.
Interessante la definizione di peccato (!) di abitudine che dà ancora wikipedia.
“Nella religione cattolica, l’abitudine diviene peccato quando un’azione si ripete continuamente per difetto di volontà, sia per la prevalenza della passione, ossia per una consuetudine negativa. Il grado di gravità del peccato d’abitudine varia a seconda della posizione reale del peccatore.”
Da Wikipedia
Molto manageriale come definizione.
b) “Con il termine atteggiamento si indica la disposizione di ogni persona di produrre risposte, determinate dall’ambiente familiare o sociale, riguardo a situazioni, gruppi o oggetti.”
Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Abitudine
Il Dizionario italiano Sabatini Coletti definisce atteggiamento come:
“Modo di apparire, aspetto, espressione”. E cita in senso negativo, posa, “un atteggiamneto da divo” e udite, udite “un atteggiamento da manager”. Chissà perché viene citato il manager come modello negativo?
c) Sempre lo stesso vocabolario alla voce comportamento ci dice:
”Un insieme di atteggiamenti, azioni e abitudini con cui l’individuo esterna la propria personalità rapportandosi agli altri e all’ambiente.
Su Wikipedia troviamo:
“il comportamento è il modo di agire e reagire di un oggetto o un organismo messo in relazione con altri oggetti, organismi, o semplicemente con l’ambiente. Il comportamento può essere conscio o inconscio e volontario o involontario”.
Nemmeno l’Oxford English Dictionary con le definizioni di habit, attitude, behavior arriva a definizioni cristalline.
Tutte le definizioni riportate fanno un cocktail dei tre termini.
Cercando di essere pragmatici, per me l’abitudine è un’azione ripetuta automaticamente, l’atteggiamento è una somma di azioni abitudinarie più i modi di atteggiarsi e pensare, e il comportamento una sommatoria di atteggiamenti.
Quello che voglio chiarire è che intervenire con successo su un’abitudine significa apportare modifiche alla propria personalità affinchè si installi con continuità nel comportamento.
Ecco perché molti corsi e programmi di business coaching non danno risultati solidi e a lungo termine. perché non intervengono sui livelli più alti (atteggiamento e comportamento) e trascurano le conseguenze sulla personalità. Non le esplicitano.
Chiariamo ulteriormente.
perché è difficile smettere di fumare?
perché non è solo un’abitudine. C’è in gioco la personalità del fumatore.
Chi vuole smettere deve anche sapere che non avrà più un ancoraggio per rilassarsi, per concentrarsi, che perderà gli amici fumatori, che dovrà rinunciare al rito comune della pausa fumo, che con il proprio partner può migliorare o peggiorare i rapporti.
Peggiorare se si erano stabilite consuetudini comuni con la scusa della sigaretta.
Se è disposto a non vedersi più come fumatore e ad assumersi anche queste conseguenze arriverà non ha diminuire le sigarette, ma a smettere di fumare.
Il tutto comporta un cambiamento di personalità.
perché diventerà più attento ai cibi che mangia, all’aria che respira.
Farà più moto, si dedicherà a qualche sport, si preoccuperà che i propri figli non vivano in un ambiente insano. Presterà più attenzione ai temi dell’ecologia, del risparmio energetico, delle energie alternative e apporterà modifiche all’abitazione installando pannelli solari, ad esempio.
Forse arriverà a cercare lavoro nel campo della gestione e trattamento delle acque.
Come si vede ora? Più sano, pulito, consapevole del suo ecositema? Perderà l’abitudine di trovarsi a fumare con i soliti amici, ne incontrerà altri in palestra.
Cambiano le relazioni, i valori. perché il cambiamento è di personalità.
Torniamo al mondo del business.
L’INDECISO OVVERO “DON ABBONDIO”
Il manager che fa la vittima.
Si rende conto di queste abitudini e atteggiamneti e mi chiede di aiutarlo nel cambiamento.
Ben presto esce che fare la “vittima” ha le sue convenienze.
Non accetta incarichi nuovi.
È sempre colpa di qualcun altro, passa le patate bollenti, procrastina le decisioni.
Non si assume responsabilità. Non rischia. Ha costruito un ambiente congeniale al suo modo di essere e protegge la sua posizione.
Questo comportamento lo esercita anche nella vita affettiva e relazionale dove si sceglie i propri tiranni (partner, amici).
Ma si rende conto che perde anche molte opportunità sia nella carriera, è bloccato nella stessa posizione da anni, molti lo hanno superato, che nella vita.
Gli faccio presente cosa significa recuperare stima di sè e quali sono le conseguenze. perché la causa nascosta del suo agire è questa.
Esploriamo insieme le seguenti aree:
si vede diventare più intraprendente, assumersi rischi e le conseguenti responsabilità, diventare più ambizioso nella carriera, ambire a un nuovo incarico, proporre nuove iniziative, assumere nuove persone, cambiare la squadra?
Potrebbe prendere in considerazione un nuovo lavoro in un’altra azienda?
Se la sente di proporsi come capo di un progetto innovativo per sviluppare dispositivi elettrici che facciano consumare meno energia e che sono fatti di materiale riciclato e non inquinante? Creare una forza di vendita nuova? Diventare tutor di giovani talenti?
Solo la consapevolezza delle responsabilità che conseguono al cambiamento può rendere efficace un percorso di coaching.
IL PROFESSIONISTA INSICURO
Se fosse un professionista (ad esempio del recupero crediti), applicherei il medesimo metodo (verifica intenzione, svelamento della vera causa e delle conseguenze del cambiamento):
si vede ad allargare finalmente gli uffici e affittare anche tutto il 2° piano? Ad assumere nuovi account, a far partire un programma di formazione nuovo per gli addetti al front–line? Ad aggiungere un nuovo schema di remunerazione variabile per incentivare l’efficienza?
A studiare come si muovono il n.2 e n.3 del settore per mantenere la pole–position? Se la sente di dare empowerement e allargare la delega anche sui crediti ad alto rischio ai suoi più stretti collaboratori? Si vede nel delegare la gestione di qualche azienda committente importante al giovane responsabile commerciale? Se la sente di acquisire finalmente il nuovo software gestionale? Se la sente di modificare i propri tempi di lavoro e dedicarsi di più al fitness?
E come si vedrebbe agendo così? Come lo vedrebbero gli altri?
Di nuovo una presa di consapevolezza, perché non si può cambiare rimanendo uguali.
L’IMPRENDITORE CON IL DILEMMA “FACCIO O NON FACCIO?”
Se fosse un imprenditore di medie dimensioni nel settore pannelli solari, con il metodo business coaching efficace espliciteremmo: che il comportamento “prudente” gli ha permesso di non essere esposto con le banche, di non avere clienti che chiedono dilazioni di pagamento.
Il buono stato patrimoniale dell’impresa gli ha ammortizzato la “botta” della crisi finanziaria. Ma i ricavi sono scesi e la difesa dei margini si fa ardua.
Essendo un imprenditore si rende conto che la perennità dell’azienda è in forse. Il mondo si muove inesorabilmente verso nuove esigenze energetiche.
È stato a Dubai e ha visitato il nuovo quartiere a impatto ecologico zero.
Ci sono opportunità da cogliere, ma bisogna prepararsi bene e fare in fretta per conquistare una posizione dominante.
La concorrenza mondiale non dorme. Insieme facciamo venir fuori alcune domande:
Te la senti di allargare la gamma prodotti? Te la senti di entrare in nuovi canali di distribuzione non specialistici? La vedi una nuova forza di vendita che sia anche consulente verso il trade dei vantaggi del green business?
Sei disposto a incrementare i fondi per l’innovazione passando dal silicio alle bioplastiche per aumentare la potenza in watt dei tuoi apparecchi? Ti vedi ad assorbire il fornitore di bioplastiche? Hai preso in considerazione che nell’area Nielsen 4 non sei rappresentato e che ti serve un capo vendite più dinamico? Che forse devi pensare all’estero (dove, come, quando, con chi)? Come puoi allargare il piano gamma prodotti? Occorre rinforzare l’area risorse e sviluppo con ingegneri indiani? Vuoi mettere a capo dell’innovazione tua figlia? Vuoi prendere in considerazione di avere un lobbista a Bruxelles per accedere ai fondi europei di sviluppo? A stanziare cinque borse di studio per ingegneri ambientali?
Hai la forza, l’energia, la determinazione di fare ulteriori passi nel rinnovarti? O stai considerando che c’è bisogno di energie fresche e che quindi è arrivato il momento di inserire un manager che prepari con te la successione a tua figlia?
Come ti ci vedi in questo scenario?
Di nuovo facciamo chiarezza sulla vera causa delle sue incertezze, sulla sua intenzione a cambiare, sulle conseguenze e responsabilità che ne conseguono.
Se rileviamo insieme una chiarezza di scopo, procederemo a elaborare un piano di business coaching con ampie garanzie di successo duraturo.
Per tutte e tre le figure menzionate esploreremo anche cosa significa cambiare l’atteggiamneto di indecisione nella vita personale: cambiare amicizie, perché alcuni non ti riconosceranno più.
Chi voleva sempre decidere cosa fare e dove andare si trova di fronte una persona con idee e volontà chiare, assertiva nell’esprimerle “Questa sera propongo di andare a vedere Sean Penn in Milk in lingua originale”. Il prossimo week-end non vengo a sciare, me ne sto a casa a leggere”.
Con il partner? Lei/lui decideva sempre dove trascorrere le vacanze, adesso si ritrova con una persona che decide, che propone alternative, che manifesta il proprio apprezzamento o il proprio disappunto. “A Forte dei Marmi basta: quest’anno io voglio andare in Namibia”.
Quale scuola scegliere per i figli? Come gestire il bilancio di casa. “Ma queste cose le ho sempre decise io da sola/o !” dice il/la partner.
“Stop con le pellicce, noi siamo nel settore energie alternative, rispettose dell’ambiente e quindi voglio che tutti noi ci comportiamo di conseguenza”.
Anche la nuova auto sarà scelta in funzione dei consumi, delle emissioni di particolati, ibrida. Cosa ne penserà la figlia?
Avendo recuperato stima di sè e quindi capacità di discernimento e di decisione la sua personalità è mutata.
Il parter può apprezzare (“Finalmente ti prendi le tue responsabilità“) oppure si vede privare di un ruolo. Come reagirà?
Potrebbe apportare altri cambiamenti persino nell’abbigliamnento: meno formale, meno uniforme.
Via gli spezzati. Meglio un casual elegante (vedi Marchionne) anche negli incontri formali.
Vuole sentirsi a proprio agio.
Abbiamo svelato tutte le carte. Ora il gioco ha regole trasparenti. Il cliente è in grado di valutare se è pronto a intraprendere un processo di coaching che partendo da un’abitudine o da un atteggiamento arriva a cambiare personalità.
Il mio approccio interviene sulle cause non solo sui sintomi. Evita l’indeterminatezza e la vaghezza delle definizioni. È specifico.
Molti corsi usano, ad esempio, questionari per identificare le abitudini che si vogliono cambiare. Le definizioni sono assenti. Il metodo e il livello d’intervento non sono chiari. Non propongono la misurazione quantitativa dei risultati. Non si impegnano sulla durata dell’efficacia.
Non definiscono in modo pratico e specifico i benefici che puoi ottenere e le loro conseguenze nella tua vita professionale e privata.
Una manna per i millantatori.
Il business coaching efficace usa un metodo che partendo dall’analisi dello stato attuale, con i suoi punti forti e deboli, passa per la verifica della profondità dell’intenzione, per arrivare a sviscerare i pro e i contro dello stato desiderato dal cliente.
Bada al sodo. Identifica la vera causa su cui intervenire.
Solo così mi sento di procedere con un metodo preciso, rispettoso, trasparente, personalizzato.
Per avere le più alte garanzie di successo nel tempo, nella professione e nella vita.
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