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Prevenire e vincere l’ansia, lo stress e lo stato d’animo da mancanza di prospettive future nel lavoro

Giulio Ardenghi

Prevenire ansia e stress. Come riconoscere in tempo i sintomi della devastante sindrome da mancanza di prospettive future nel lavoro ed evitare così di cadere in uno stato d’animo che è il peggiore ostacolo alla propria realizzazione professionale. E uno specifico programma per vincere questa sindrome che ti fa vedere e sentire senza prospettive professionali. Senza speranze per il futuro.

Ansia (non patologica), stress, depressione (non patologica), mancanza di autostima, precarietà nel lavoro, incertezza e paura del futuro e del cambiamento, mobbing, burn out, senso d’impotenza, mancanza di fiducia in se stessi alimentano una vera e propria sindrome da mancanza di prospettive, quella che io chiamo LOPS© (Lack of Perspectives Syndrome).

Ecco gli argomenti trattati (come sempre) in modo approfondito in questo lungo articolo:

  • COS’È LA LOPS© (SINDROME DA MANCANZA DI PROSPETTIVE)
  • L’ESEMPIO DELL’EX MANAGER
  • L’ESEMPIO DEL PRECARIO
  • I GIOVANI: O SUBITO O GETTO LA SPUGNA
  • L’ESEMPIO DELL’IMPRENDITORE
  • L’ESEMPIO DEL NEO–IMPRENDITORE
  • L’ESEMPIO DELL’ARTIGIANO HI–TECH
  • L’ESEMPIO DEL GIOVANE EXECUTIVE
  • COS’È L’ANSIA
  • LE CAUSE DELLO STRESS NEL LAVORO
  • STRESS E MANAGEMENT
  • LA PAURA DEL CAMBIAMENTO
  • CAMBIARE SI PUÒ
  • 65 ESERCIZI SU COME RIDURRE LO STRESS
  • COME USCIRE DALLA SINDROME DA MANCANZA DI PROSPETTIVE
  • ACQUISIRE LA RESILIENZA
  • COME POSSONO AIUTARTI IL BUSINESS COACHING E IL COUNSELLING
  • CONCLUSIONI

A causa della recessione che ha significato per molti italiani la perdita del posto di lavoro, l’avvio alla cassa integrazione, la chiusura di aziende un tempo solide, si è registrato un maggior consumo di farmaci ansiolitici.

Lo dimostra il dato che ci segnala come nell’ultimo anno il consumo di tali sostanze farmacologiche sia aumentato di almeno l’11%.

Il numero di persone che devono fare i conti con attacchi di ansia è aumentato vertiginosamente con la crisi e il fenomeno riguarda soprattutto gli uomini, decisamente più vulnerabili delle donne di fronte all’argomento lavoro.

Un maschio su sette, dopo aver perso il lavoro, soffre di depressione, e un’altra quota significativa accusa attacchi di panico e ansia per la precarietà lavorativa.

In Spagna il consumo di benzodiazepine è aumentato del 113% tra il 1992 ed il 2006 (fonte Agenzia Spagnola di Prodotti Farmacologici e Sanitari) la Francia, secondo questa fonte ufficiale, detiene il record mondiale di consumo di tali farmaci.

Cito da La Repubblica:

“Dal febbraio 2008 France Telecom ha registrato 23 suicidi fra i suoi dipendenti, di cui sei solo questa estate. Sono aumentati anche i congedi per malattia, e a fronte del crescente malessere fra i suoi dipendenti l’azienda ha deciso di bloccare, almeno fino al 31 ottobre, il programma di mobilità. È stato assunto anche un team di esperti per cogliere i segnali di disagio tra i lavoratori e tenere corsi di formazione per i dirigenti.”

Ma questo non basta, secondo i sindacati:

“Dopo anni di ristrutturazioni, licenziamenti e cambiamenti, i dipendenti semplicemente sono arrivati al limite”.

Ricordo che anche in Renault 3 anni fa si verificarono suicidi imputabili alle condizioni di lavoro.

Se nel 2006 i medici inglesi prescrivevano ansiolitici a 3,25 milioni di persone, nel 2009 i pazienti dipendenti dal questi farmaci sono diventati 3,6 milioni. E presto, secondo le previsioni, si arriverà a 5 milioni.

Anche i giovani italiani sono colpiti dalla LOPS©: i nostri 15-16enni sono al 4° posto in Europa per consumo di tranquillanti e sedativi, con un 13% di ragazze ripetto al 7% dei loro coetanei maschi.

Ricerche pubblicate indicano che nei Paesi UE il costo per questi disagi psicosociali si aggira intorno ai 20 miliardi di euro.

I costi per il sistema economico sono enormi e si concretizzano in maggiore assenteismo, in minore produttività, basse performance, assenze per malattia, elevato turn over, fenomeni di burn out.

Così come i costi per il Servizio Sanitario Nazionale.

Il nostro ambito di analisi è il mondo delle imprese, degli imprenditori, dei manager e dei professionisti. E qui ci focalizziamo.

COS’È LA LOPS© (SINDROME DA MANCANZA DI PROSPETTIVE)

La LOPS© è l’insieme complesso di sintomi e segni che tendono a cronicizzare il sentirsi senza prospettive per il proprio futuro lavorativo e professionale.

Faccio subito un esempio pratico: dal dire “sono un precario” a dire “ho un lavoro provvisorio” c’è una differenza enorme.

Nel primo caso mi identifico (sono) con la situazione di disagio, essa diventa quasi la mia identità.

Nel secondo, sono consapevole che, per definizione, la provvisorietà avrà un termine, prima o poi.

Nel secondo caso lascio aperta la possibilità di uscire da una situazione momentanea e di passaggio, perché ho comunque una visione del mio futuro.

So cosa mi piace fare e ho la consapevolezza di avere il futuro nelle mie mani. Ricerco il cambiamento, di cui non ho paura, sino a realizzarmi, consapevole delle conseguenze e delle responsabilità connesse.

Ho un atteggiamento proattivo.

Credo che la soluzione la debba ricercare e costruire da me, sfruttando la mia capacità di reinventarmi, di rinnovarmi, di acquisire competenze nuove e di adattarmi alle circostanze con la maggiore soddisfazione possibile.

Non mi aspetto soluzioni esterne, le risorse (motivazione, intenzione, autostima, pazienza) le trovo dentro di me.

Esse diventano il carburante, l’energia del mio cambiamento per vincere la pigrizia mentale a imparare un nuovo lavoro, a rimettermi in gioco.

Sono consapevole dei miei valori, delle mie capacità, dei miei interessi che declino in perfetto allineamento per trovare un’applicazione pratica che sarà tangente alla mia vera vocazione.

Quanto meno spazio lascio tra il mio stato desiderato e quello attuale, tanto più alta sarà la mia soddisfazione.

L’ESEMPIO DELL’EX MANAGER

Facciamo un esempio pratico. Ho 46 anni e sono direttore marketing di una primaria marca di automobili sportive d’élite , ho dovuto lasciare il posto di lavoro (con debito incentivo all’uscita) in quanto non più in linea con le guidelines di casa madre.

Ovviamente ricercherò, per prima cosa, una posizione analoga nel settore automotive. Ma con la crisi del settore, mi rendo presto conto che devo ampliare le mie ricerche di lavoro in altri ambiti, ad esempio quello dei beni di lusso, etc.

La cosa che mi sta più a cuore è mantenere il mio status sociale/professionale, sono dopotutto un dirigente di un marchio importante, e il mio reddito e stile di vita, per me e per la mia famiglia.

Se dopo sei mesi di colloqui sono ancora a spasso, la logica dice di “cambiare” ambito operativo. Eventualmente dovrò rinunciare alla dirigenza e ritornare in una posizione di ”quadro”.

Logica vorrebbe che ricercassi anche all’estero opportunità di lavoro, ma i vincoli famigliari e ambientali mi frenano.

Logica vuole che faccia un bilancio delle mie competenze e delle mie risorse professionali. Ad esempio mi trovo particolarmente bene in situazioni dove si deve inventare, innovare, conosco bene la comunicazione in tutti i suoi aspetti, ma mi fa difetto la conoscenza delle strategie di web 2.0.

Colmo con un corso specifico questa lacuna e mi propongo alle società di settori in trend di crescita (energie alternative, turismo eco–compatibile) sapendo che queste società non sono della dimensione della precedente azienda. Ma il mio bagaglio di esperienza e, soprattutto di metodo, può essere apprezzato da aziende tecnologicamente all’avanguardia, ma povere di know–how commerciale.

Quasi certamente dovrò rinunciare a una fetta del mio stipendio precedente, però mi creo un’opportunità, allineata con le mie competenze e con i miei valori, per rimettermi in pista.

Ho compiuto un cambiamento, ma sono sempre rimasto un dipendente.

Diverso il caso dell’ex manager che, di fronte a porte che non si aprono, decide consapevolmente di diventare imprenditore di se stesso.

Come?

Utilizzo i mie fondi personali per avviare un servizio a noleggio di limousine per matrimoni, viaggi corporate, addii al celibato/nubilato, feste di laurea, etc.

In questo caso sfrutto le mie competenze in campo auto motive, le mie conoscenze di marketing, di comunicazione, di organizzazione, di servizio al cliente per lanciare il mio business “Rent a dream car”; “Billionaire 41 day”.

Sono consapevole che devo muovermi con i miei mezzi economici, non faccio debiti, avrò la pazienza di lavorare sodo, di vincere la resistenza al cambiamento, la paura del fare da sé, dei risultati che non arrivano subito, del dedicarmi personalmente a mansioni operative.

Scelta più pragmatica che tentare di diventare formatore o consulente dove l’offerta ora mai, supera di gran lunga la domanda.

Se mi ostìno a ricercare la medesima posizione senza successo, andrò ben presto incontro ad ansia, scoraggiamento e perdita di auto stima. Segnali di LOPS©.

L’ESEMPIO DEL PRECARIO

Diverso è il caso di chi ha la convinzione che il posto di lavoro sia un vitalizio. Non esiste più in alcun ambito. Volenti o nolenti è la nuova regola del mercato globalizzato che impone flessibilità.

Una parola che quando ci tocca di persona fa tremare le vene dei polsi.

Faccio un esempio. Se desidero fare l’insegnante di lettere moderne, e da sei anni sono un “precario” della scuola, o accetto questa situazione e me ne faccio una ragione perché ho i mezzi personali per seguire questa mia vocazione anche a costo di vivere senza sicurezze.

Oppure l’insistere testardamente, a volte con livore e rabbia e con la “pretesa”, oggi giorno infondata, di essere sistemato a vita, a ruolo, mi porta a incorrere in frustrazione, ansia, incertezza, stress, delusione, senso di fallimento e di impotenza che se si prolungano per anni si trasformano in sindrome da mancanza di prospettive (LOPS©) con un forte segnale di pigrizia e paura del cambiamento.

Un’altra situazione che ho constatato di persona anche recentemente è la pretesa di volere subito realizzare la mia vocazione.

Mi spiego con esempi veri e concreti.

I GIOVANI: O SUBITO O GETTO LA SPUGNA

Due giovani architetti fanno i baristi serali in un disco club di Milano. Parlando con loro scopro che hanno già rinunciato a perseguire i propri progetti di realizzazione professionale perché trovano la strada irta di difficoltà.

Dicono che non ci sono le prospettive che si aspettavano. Gettano la spugna, si lamentano e si rassegnano, e questo a 27 anni!

Essendo architetti dovrebbero sapere che le prospettive cambiano in funzione del punto di osservazione. Ma non c’è più la pazienza di investire oggi per raccogliere domani.

Oggi, subito o mai più, sembra essere un atteggiamento molto diffuso che preclude appunto una visione prospettica.

Durante un recente viaggio all’estero per lavoro (Algeria), ho avuto modo di chiacchierare fra un meeting e l’altro con un architetto del posto che sta conseguendo il dottorato di ricerca.

Ebbene, in pochi minuti di conversazione mi ha citato almeno 4 stage ricercati e compiuti in altrettanti Paesi europei, alla ricerca di formazione, training operativo e possibilità di farsi apprezzare (e quindi assumere).

È evidente come sintomi di LOPS© siano presenti nei primi due soggetti. LOPS© alimentata da questo atteggiamento e convinzione limitante del “subito o mai più”. Davvero una bella pretesa!

Sembra sfuggire loro il concetto di investimento, di gavetta, di return on time (ROT©, Ritorno sul Tempo Investito), insomma che la posizione desiderata vada costruita con pazienza e determinazione.

Ho citato esempi che riguardano un manager, un professionista e giovani laureati. Farò altri esempi pratici validi anche per gli imprenditori.

L’ESEMPIO DELL’IMPRENDITORE

Da La repubblica del 28 Marzo 2010:

“Solo nel Nord Est, da inizio crisi ad oggi, ci sono stati 18 suicidi di imprenditori: questo per dire quanto sia crudele e drammatica la situazione”.

Il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei ricorda le persone che non resistono al precipitare delle loro aziende. Pagano il blocco dell’export, la difficoltà di accedere al credito.
“Perché un’industria competitiva in una Nazione che non lo è – avverte Bombassei – è destinata a chiudere”.

Andrea Tomat, presidente della Confindustria del Veneto, spiega come mai un imprenditore può togliersi la vita quando teme di perdere la propria azienda.

“C’è un legame quasi filiale tra lui e l’impresa, che diventa parte di una sua famiglia allargata. Di fronte alle difficoltà, non solo finanziarie, il capo impresa sente il mondo cadergli addosso”.

Il leader degli Industriali veneti ricorda che la Camera di Commercio ha istituito un numero verde, subito raggiunto da 15 chiamate nelle prime 5 ore di vita.

“Bisogna attivare una rete di conoscenze personali nelle associazioni territoriali, che servono a rimanere vicini agli imprenditori in difficoltà. Cerchiamo di aiutarli a risolverle i problemi”.

D’altra parte, uno degli ultimi imprenditori suicidi è stato schiacciato da un debito importante – 100 mila euro – ma che certo non era impossibile da colmare.

Imprenditori che non riescono più a programmare le attività produttive e che si trasformano in terzisti attendendo spasmodicamente di ricevere le commesse urgenti di fine mese e basta.

Richieste di preventivi che non si concretizzano in commesse neanche se si lavora in perdita. Prototipi e campioni che si accumulano e che il potenziale– molto potenziale e poco cliente – non vuole pagare.

Possiamo arguire che prima di queste tragiche fini, gli imprenditori abbiano attraversato varie fasi di diversa intensità negativa: ansia, stress, senso di impotenza e di isolamento, perdita di autostima e peso delle responsabilità verso dipendenti e famigliari, perdita di reputazione (perdita della faccia) in ambito sociale, fino alla depressione profonda.

L’ESEMPIO DEL NEO–IMPRENDITORE

Ma sintomi di Sindrome da Mancanza di Prospettive si trovano anche in chi ha l’ambizione di diventare neo–imprenditore in quanto convinto di avere un progetto vincente.

La ricerca di capitali esterni per il lancio della start up si rivelerà ben presto difficile. Un ostacolo, il più delle volte in Italia, insormontabile.

Ecco che il soggetto getterà la spugna quasi subito con tutte le conseguenze a livello emozionale e di stima in sé che ne derivano.

Il neo imprenditore potrà partire col proprio progetto solo se ricorrerà a mezzi propri: risparmi, ipoteche sui beni immobili e se si armerà di molta pazienza. Rivedendo il proprio piano in tranches più abbordabili con i propri mezzi.

L’alternativa è la frustrazione di non vedere la propria idea capita da banche o fondi di private equity.

Anche nel caso trovasse porte aperte si accorgerà dei costi elevati e dell’obbligo di cedere quote importanti all’investitore che nel giro di 2/3 anni o esce dall’investimento o ne diventa il controllore e proprietario.

L’ESEMPIO DELL’ARTIGIANO HI–TECH

Altra situazione assai diffusa è la seguente: il proprietario di un’azienda di dimensioni artigianali in possesso di una tecnologia all’avanguardia si pone l’obiettivo dello sviluppo per diventare una PMI e aprirsi a nuovi mercati nazionali ed esteri.

La sua formazione è di tipo tecnico–ingegneristico per cui si sente molto a suo agio con i numeri (obiettivi di fatturato, obiettivi di redditività, etc.), ma non sa quali azioni di marketing, di comunicazione funzionino nel suo caso.

Quindi l’impotenza lo porta a gestire il giorno per giorno senza occuparsi di individuare e implementare le azioni di marketing e commerciali necessarie allo sviluppo della sua azienda.

Se non esce da questo immobilismo ben presto appariranno sintomi di LOPS©, quali perdita dell’autostima, senso di disorientamento, ansia e frustrazione.

L’imprenditore avveduto si accorge di essere in un tunnel e si rivolge a chi ha competenze specifiche nei settori scoperti. Può appoggiarsi a un business coach efficace per evitare di rimanere bloccato nella LOPS©.

L’ESEMPIO DEL GIOVANE EXECUTIVE

Riporto, con autorizzazione dell’interessato, di cui mantengo l’anonimato, una testimonianza diretta, arrivatami via email:

“Io tutto molto bene, tranne il lavoro: elemento che non posso definire di secondo grado. Ho un’energia molto forte ma non riesco ad esprimerla, non c’è spazio per il mio carattere e sforzo ad allinearmi alle politiche di questa (della?) multinazionale, a far emergere i miei valori più grandi ed il lavoro «col cuore». Lavoro come una macchina, quindi attendo di sfogarmi all’esterno quando riesco. C’è sempre più lavoro quindi non ci sono possibilità di turnover fuori dall’ufficio. È come se lavorassi in un’azienda di una trentina dipendenti (il mio ufficio + pochi altri) e non in un gruppo. Sono consapevole che la mia situazione è quella di tanti, fortunati comunque perché hanno un buon lavoro. D’altro canto, non riesco a soffocare l’ambizione e ad uniformarmi alla cultura dominante, come molti invece fanno: sentendosi a proprio agio, parte gruppo e dando più valore al proprio status di apparteneza piuttosto che alla sostanza.”

Riconoscibili i primi segnali di LOPS© con cause da ricercare nella situazione di lavoro che non lascia intravvedere uno sbocco che crei entusiasmo, soddisfazione, realizzazione.

Sapere esattamente cosa si desidera, uscendo dalle generalizzazioni e nominalizzazioni del tipo “vorrei un lavoro migliore”, “per tutti è un momento difficile” e lavorare sulla specificazione del proprio vero obiettivo aiuta a focalizzare una ricerca di attività più mirata che sia in linea con i propri valori e aspettative.

Da qui, ponendomi in una posizione “C”, cioè come osservatore esterno, potrò crearmi dei punti di vista nuovi e dirigere le mie ricerche in modo focalizzato.

Consapevole delle conseguenze e responsabilità conseguenti.

Ricerca da condurre senza la pretesa, che crea ansia e stress, di trovare la meta giusta in quattro e quattrotto.

COS’È L’ANSIA

Ho citato più volte l’ansia come primo fra i primi segnali di Sindrome da Mancanza di Prospetttive. Ne riporto una definizione aggiornata e che fa al caso nostro:

“ L’ansia, è uno stato d’animo spiacevole, caratterizzato da una sensazione di apprensione più o meno intensa che può arrivare fino all’impressione di una distruzione imminente, di fronte alla quale, l’individuo si sente incapace di opporre una difesa.” http://www.megliosapere.info/2009/04/ansia/

In altre parole è la paura del futuro, il non vedere una via d’uscita… mancanza di prospettive.

Intercettare per tempo i segnali di LOPS© e fornire un adeguato supporto professionale per ricostruire prospettive è anche compito di chi si occupa di business coaching efficace.

Professione che si deve dotare di nuovi strumenti e competenze atti a fronteggiare situazioni alienanti elicitate dai propri clienti con senso di rispetto, sensibilità, efficacia ed etica.

Desidero dettagliare le principali cause pratiche che possono portare alla LOPS© chi lavora in azienda. Gli esempi sono basati sia sulla mia esperienza aziendale sia sulla mia attività di business coach a contatto giornaliero con realtà imprenditoriali e professionali di varia natura e dall’elaborazione e allargamento dei lavori di D. Collie.

LE CAUSE DELLO STRESS NEL LAVORO

Ecco le 12 principali (primo segno di Sindrome da Mancanza di Prospettive) situazioni che provocano stress sul posto di lavoro e i rimedi.

CARICO DI LAVORO

Molti manager e impiegati lamentano di sentirsi stressati dal troppo o dal troppo poco lavoro.

I capi devono, in questo caso, suddividere le responsabilità e aiutare i collaboratori a chiarire quali sono le priorità. Delegare non significa rinunciare al controllo. Ma sostituire il controllo ossessivo o irregolare con un approccio sistemico e periodico.

Ad esempio, il manager deve informare i primi riporti che esiste un giorno fisso (jour fix) in cui ogni martedì dalle 11 alle 13 ogni caposettore riporta, secondo uno schema standard condiviso, quali sono gli aggiornamenti del proprio lavoro o progetto, propone decisioni operative che vengono approvate o modificate seduta stante col contributo dei colleghi e del capo.

Il capo valuterà le conseguenze della delega operativa e di responsabilità. Dovrà tenere in considerazione il costo dello stress prima di incrementare o ridistribuire il carico di lavoro.

INTERFERENZE OPPORTUNISTICHE

Telefonate ripetute, apparizioni inattese del capo, richieste dell’ultimo minuto quando si sta già per lasciare l’ufficio, solleciti ossessivi, rimproveri di fronte a colleghi, domande inattese su cui si pretende un’immediata risposta sono tutti comportamenti che il collaboratore subisce e che contribuiscono ad aumentare il suo livello di stress.

Gestione del tempo, delega, chiarezza sugli obiettivi e dei tempi di realizzazione di un compito riducono i fattori di stress.

INCERTEZZA DIFFUSA

I livelli di stress aumentano velocemente quando le persone sono obbligate a confrontarsi con nuove procedure, nuove modalità di lavoro, nuovi requisiti prestazionali, cambiamenti di rotta continui, tagli di budget che si susseguono e che obbligano a rivedere piani di spesa e d’azione, confusione organizzativa, mancanza di definizione di ruoli e responsabilità.

Mantenere un flusso ordinato di informazioni e di aggiornamenti verso i propri collaboratori, spiegando contestualmente, salvo vere emergenze, le cause di eventuali cambiamenti, indicare tutte le informazioni disponibili in un memo, e rendersi disponibile per spiegazioni e approfondimenti permette di controllare lo stress e di aumentare la produttività dei collaboratori.

SFIDUCIA E MANCANZA DI RISPETTO

Questi comportamenti agiti dal management tengono in tensione i collaboratori, generano pessime abitudini e abbassano la produttività.

Il manager deve mantenere un canale di comunicazione diretto per evitare malintesi o interpretazioni arbitrarie. Deve sollecitare dei riscontri costruttivi sulle proprie decisioni, senza timore della critica se posta in modo opportuno e in favore del risultato.

I capi devono impegnarsi con costanza a crearsi autorevolezza e a instaurare un clima di fiducia che garantisca un uguale trattamento meritocratico con regole chiare.

POLITICHE CONFUSE E ASSENZA DI DIREZIONE

La mancanza di focus su priorità chiare e definite causa incertezza e mina la fiducia nel management. C’è bisogno di qualcosa di più che una pagina sul web aziendale in cui sono riportate le policy e i valori dell’azienda.

Occorre implementare i valori nell’operatività con chiari segnali e vigilando che siano costantemente applicati e compresi da tutti, sollecitando feedback.

La comunicazione è essenziale in questo processo a cascata.

Il management deve essere il primo che, oltre a credere fermamente nei valori citati, li applica con coerenza nel lavoro quotidiano verso se stesso e il proprio team.

Sono utili le convention di fine anno per indicare le guideline operative per il prossimo futuro, così come incontri periodici (trimestrali) per verificare se la road map è rispettata o meno, e intervenire di conseguenza.

È nel lavoro di tutti i giorni che i collaboratori, comunque, percepiscono se il capo ha le idee chiare su dove andare e cosa fare.

CARRIERA E MANSIONI NON DEFINITE

Se chi lavora in un’azienda non ha chiarezza sulla propria mansione, sulle responsabilità di ruolo e ancor peggio sui percorsi di carriera, ecco che l’incertezza causa un senso di mancanza delle chiavi del proprio successo.

Oltre agli incontri annuali di valutazione col proprio superiore, i collaboratori hanno la necessità di avere una panoramica più vasta su i fatti che possono influenzare l’andamento dell’azienda e di conseguenza del proprio lavoro.

Senza questo, presto si installerà un senso di perdita di controllo sulla propria mansione che ruolo in azienda che porta allo stress e a conflitti interpersonali.

In un periodo storico in cui nel business proliferano le ristrutturazioni aziendali (chiamate efficienze), la fusione o l’incorporamento di aziende, di chiusura di impianti produttivi, di delocalizzazioni è facile che si crei un senso di incertezza e confusione, di provvisorietà e di solitudine senza speranza.

Il management deve mantenere informati i propri collaboratori su situazioni che possono andare a incidere sulle loro mansioni. La trasparenza nelle comunicazioni aziendali metterà a tacere i “rumor” che amplificano un possibile stato di stress già presente.

MANCANZA DI RISCONTRI, BUONI O CATTIVI

I collaboratori vogliono sapere se stanno facendo bene o male. I capi devono dare riscontri verbali, scritti e personalizzati sulle esigenze e aspettative degli interlocutori.

Il capo deve discernere fra i propri collaboratori chi ha più necessità di attenzione. Un pratica efficace per rinforzare le performance è quello di evidenziare frequentemente lavori ben compiuti dai propri collaboratori.

Facendo un salto di cultura manageriale, cioè evidenziando gli aspetti positivi di un lavoro fatto bene, piuttosto che riprendere il collaboratore su eventuali errori.

Un cambiamento non facile da attuarsi, ma che, l’esperienza lo conferma, ha risultati eccezionali in termini di riduzione di ansia e stress.

ASSENZA DI APPREZZAMENTI

Fallire nel dimostrare apprezzamento genera incertezza che porta a stress che ha impatti sulla produttività aziendale.

Esistono innumerevoli modi per un capo di dimostrare apprezzamento. Il più efficace è un commento sincero su quanto il collaboratore e il suo lavoro siano importanti per lui stesso e per l’azienda.

ASSENZA DI COMUNICAZIONE

Una comunicazione incomplete, esitante, non trasparente e saltuaria porta a una disaffezione nei confronti del management e nell’azienda con conseguenze negative in termini di qualità e quantità di lavoro.

Una comunicazione regolare e diffusa a tutti i livelli, feedback sollecitati e apprezzati costituiscono le premesse per un comunicazione a due vie che porterà più idee, proposte e suggerimenti col contemporaneo effetto di creare un clima di partecipazione attiva, di ascolto e risposta fra i diversi livelli gerarchici e fra le differenti aree di lavoro riducendo lamentele, piagnistei e stress da mancanza di attenzione e di partecipazione.

Si rafforza il senso di appartenenza a un gruppo competenziale e all’azienda.

MANCANZA DI CONTROLLO

Lo stress da lavoro è al suo zenith quando i dipendenti non possono esprimersi su argomenti che li toccano da vicino.

Il manager può diminuire la reattività agli altri fattori d’ansia e di stress, comunicando un senso di controllo delle situazioni coinvolgendo i collaboratori in decisioni operative o facendo propri proposte che gli arrivano, implementandole come segno di fiducia nelle capacità professionali del proprio team.

In particolare un buon manager ascolta e valuta con attenzione le segnalazioni che gli provengono dal front–line.

Di nuovo, un ascolto attivo da parte del capo aumenta nei collaboratori la stima di sé, l’importanza del proprio ruolo, l’apprezzamento personale professionale, prevenendo segni di LOPS©.

MOBBING

Sentirsi isolato dai colleghi e dal capo in senso relazionale, ma anche fisico, essere destinato a una mansione secondaria, sentirsi screditato, non essere più invitato alle riunioni a cui prima si partecipava.

Non partecipare più a decisioni; essere escluso dal flusso d’informazioni; rimproveri e richiami in pubblico e per banalità; la mancata assegnazione di compiti significativi; lo spostamento in un ufficio o sede periferica e di scarsa rilevanza; la perdita di visibilità verso colleghi e il management; l’esclusione da processi formativi; controlli ripetuti e ossessivi; controlli fiscali durante la malattia; assegnazione di compiti non urgenti ma da eseguire subito il venerdì pomeriggio…

Sono tutte azioni che minano profondamente la dignità della persona coinvolta con manifestazioni psicosomatiche a volte acute.

Sovente, i colleghi si fanno correi della pratica di mobbing, eseguono pedissequamente l’ordine implicito emanato dal superiore, anche se il soggetto interessato non ha fatto alcunché nei loro confronti.

Egli viene visto come un “infettivo” che può trasmettere il mobbing.

Se questa situazione si protrae per troppo tempo la LOPS© si cronicizza con conseguenze, a volte, anche drammatiche.

Questa pratica porta alle dimissioni “spintanee” o all’accettazione di trasferimenti sgraditi da parte del mobbizzato.

MOLESTIE SESSUALI

Le statistiche risultanti da una ricerca svolta dall’Università La Sapienza di Roma indicano che ogni anno le donne che subiscono molestie sessuali sul lavoro sono oltre 800.000. Non sembrano esistere dati per i maschi o per le persone gay, lesbiche e trasgender.

“La gamma delle possibili situazioni, che portano la vittima ad un progressivo logoramento psicologico, è molto vasta: si va dalla frase equivoca, a doppio senso, al fraseggio volgare, dall’apprezzamento pesante alla proposta diretta, dalla minaccia subdola e imbarazzante ripetuta più volte fino al gesto oscenamente esplicito, alle avances più meschine, al ricatto o all’intimidazione vera e propria.” http://www.sconfini.eu/Costume-e-societa/molestie-sessuali-sul-luogo-di-lavoro.html

Le situazioni più imbarazzanti si verificano solitamente durante i colloqui di assunzione.

La vittima, che si sente indifesa, non sa a chi rivolgersi per un aiuto. E l’autore delle molestie conta proprio sul silenzio della vittima. Preludio a un’escalation.

Perdita di autostima, ansia e depressione, senso di inadeguatezza, sbalzi d’umore sono segnali di LOPS© (Sindrome da Mancanza di Prospettive) in atto.

Il management aziendale oltre a essere sensibilizzato su questo tema, e a provvedere alla sensibilizzazione dei propri collaboratori, deve stroncare sul nascere qualsiasi forma di molestia comprovata, ricorrendo anche a soluzioni drastiche (licenziamento del colpevole) e adendo alle vie consentite dalla legge.

STRESS E MANAGEMENT

I manager eccellenti sanno che il controllo dello stress è parte delle responsabilità di chi esercita la leadership, e deve essere come qualsiasi altra funzione manageriale.

Intercettare per tempo i segni premonitori della LOPS© (Lack of Perspectives Syndrome) e intervenire in modo efficace per superarla è un dovere su cui il business coach deve essere preparato per intervenire con un programma definito che porti risultati efficaci e veloci.

Afferrare i concetti esposti e ridurre di conseguenza lo stress facendo un passo per volta può avere un forte, positivo impatto sul conto economico e sulla qualità di vita degli interessati.

Qual è il nocciolo della sindrome da mancanza di prospettive?

LA PAURA DEL CAMBIAMENTO

Con alcuni clienti non uso il sostantivo “cambiamento” perché mi sono accorto che crea ansia. Utilizzo miglioramento. Un termine vago che nella pratica significa tutto e niente.

La parola cambiamento fa paura perché sottintende la paura di perdere il controllo delle proprie emozioni, delle proprie azioni, del proprio stato, di quello che abbiamo conquistato con fatica.

Perché riesce così difficile cambiare davvero noi stessi? Migliaia di libri, 2.740.000 link su Google, corsi, seminari, ritiri, guru forse abbiamo consultato e più di una volta una panoplia di opzioni che pensavamo risolutive… eppure, nulla cambia.

O se qualche cambiamento c’è, sembra piccolo e insignificante. Dopo tutto il tempo, l’attenzione e forse i soldi spesi nell’idea di essere, fare e relazionarci meglio, ancora pensiamo, sentiamo e facciamo le stesse cose.

Eppure siamo ben consapevoli che dobbiamo lavorare su noi stessi, entrare dentro di noi, invece ci ostiniamo a ricercare una “facile” soluzione esterna. Voilà un nuovo corso dal titolo ammaliante cui iscriversi e il ciclo inefficace ricomincia.

O la nomina del Change Manager in azienda che troverà le soluzioni di processo. Ma sarà difficile che, l’ottimo professionista, possa occuparsi di te, individualmente.

La ragione della difficoltà a cambiare davvero? Eppure siamo ottimi imprenditori, manager e professionisti.

Perché non abbiamo ancora realizzato appieno quanto profondamente dobbiamo andare dentro noi stessi per trovare l’energia per dare forza ai cambiamenti di cui abbiamo bisogno o che vogliamo fare.

CAMBIARE SI PUÒ

Cambiare non significa creare un vuoto che quindi non possiamo controllare.

Significa trovare alternative, ovvero sostituire pezzi che non sono sani per noi con altri che ci piacciono di più, che sono allineati con i nostri valori, qualità, doti, predisposizioni, competenze profonde.

È un esercizio di coerenza e di allineamento che richiede un’esplorazione di noi stessi ed energia che aiuti a trasformare in positivo ciò che non funziona più, che non è più adeguato alle circostanze e al nostro vero benessere.

Sostituire qualsiasi cosa all’interno della nostra consapevolezza, nello spazio interiore da dove hanno origine tutti i pensieri, convinzioni e comportamenti, richiede energia.

La fonte di questa energia può essere solo dentro noi stessi, altrimenti correremmo tutti ad attaccarci alla medesima presa.

Se le circostanze della vita e del lavoro ci portano a fare un passo indietro, a prendere atto che la posizione di dirigente non è acquisita per sempre, che lo stipendio può essere ridotto o perso, che l’azienda si trova a competere in un mercato sempre più difficile e veloce nelle innovazioni, che le mie aspettative e ambizioni sono disattese, beh, meglio che ne prenda atto per tempo.

Mi fermerò per un po’ di tempo, mi riposerò, entrerò in me per scoprire la mia vera vocazione e per recuperare energie e poi sarò in grado di formulare un nuovo piano di vita professionale e personale.

Invece che insistere a voler mantenere il controllo di qualcosa che non esiste più, se non nei nostri rimpianti.

Dovrò forse riformulare in modo più saggio e pragmatico i miei obiettivi.

Ho puntato all’Everest, la tempesta non mi ha permesso di raggiungerne la vetta (pretesa eccessiva/alibi per l’insuccesso) con tutti i segnali di LOPS©: ansia, stress, senso di impotenza.

Anche il Monte Bianco va bene e la soddisfazione del successo è a portata di mano (obiettivo ambizioso, ma possibile).

Un esercizio di realtà e di pragmatismo, che proprio coloro che si vantano di essere pragmatici per definizione, imprenditori, manager e professionisti, a volte temono o non sono in grado di fare da soli perché entrano in corto circuito ripercorrendo a iosa i medesimi schemi mentali.

Non uscendo più dal labirinto che, a volte, costituisce una zona di confort.

Le cose non vanno bene, ma almeno penso di avere il controllo del mio malessere. Magra e inefficace consolazione.

Invece, con la vera conoscenza di noi stessi, con questa energia rigenerante siamo in grado di creare nuove prospettive, nuovi punti di vista, nuove mete… uscendo dalla LOPS© e riprendendo il controllo della nostra vita professionale e personale.

Già, ma come si fa? Da che punto si inizia in pratica?

Inizio dall’approccio più facile: il controllo e la prevenzione dell’eccessivo stress da lavoro.

65 ESERCIZI SU COME RIDURRE LO STRESS

Ecco alcuni utili suggerimenti pratici, puoi leggerli tutti o, se vuoi ridere, attività antistress per eccellenza, passa subito al n. 38 e 39.

  1. Semplifica l’agenda: tutte le riunioni in agenda richiedono veramente la tua presenza? Puoi delegare.
  2. Fai una cosa alla volta e portarla a termine: possibile se si impara a riconoscere la differenza fra priorità e urgenze.
  3. Evita le persone stressogene quanto più possibile. Usa la posta elettronica.
  4. Concorda l’ora o il giorno in cui un lavoro deve essere ultimato,. Vale sia verso il tuo capo che verso il collaboratore.
  5. Non offrirti volontario per l’esecuzione di un compito se non sei certo di poterlo realizzare senza diventare matto.
  6. Impara a dire di no. Ovvero chiedi al tuo capo che ti assilla se per adempiere a un nuovo compito ti autorizza a sospendere quello che stai facendo e che ti aveva assegnato 2 ore prima.
  7. Sospendi ogni 90’ il lavoro e dedicati 1 minuto per ricentrarti e formulare un pensiero lieto
  8. Non perderti in eccessive analisi e inizia a fare.
  9. Non aggiungere alla lista delle cose da fare un nuovo compito sino a che ne hai cancellate due già fatte.
  10. Non investire la tua emozionalità anche nelle piccole cose operative. “Take it easy”.
  11. Non pensare di poter controllare ogni micro dettaglio. Delega, fidati dei collaboratori e controlla a campione il lavoro finale. Puoi fare carotaggi di verifica a metà lavoro.
  12. Non confrontarti sempre con gli altri. Non sei a un concorso di bellezza.
  13. Non prefigurarti problemi che non si sono ancora manifestati.
  14. Non reagire come se ogni cosa fosse un’emergenza da cui dipende la sopravvivenza dell’azienda. Non fare il drammatico.
  15. Non pensare al lavoro prima di coricarti. Smetti almeno 2 ore prima.
  16. Non lamentarti. Agisci per sollecitare o trova tu stesso una soluzione.
  17. Non usare mai più la parola problema. Pensa per soluzioni.
  18. Non prendere alla leggera la decisione di dotarti di uno smart phone. Sarai sempre raggiungibile dalle email e ne diventerà ossessivo l’utilizzo.
  19. Non prendertela col computer se non trovi più un file. Fai una pausa thè e poi riprova con più calma.
  20. Non saltare la pausa pranzo se non in caso di vere urgenze.
  21. Non “strafare”. Non pretendere troppo da te stesso. La continuità di performance a volte vale di più del tentativo di exploit.
  22. Non criticare mai la persona che ha fatto un errore. Concentrati sul fatto e aiutala a trovare una soluzione.
  23. Sii prodigo di elogi, senza svilirne il significato.
  24. Accetta i complimenti e non fare il finto modesto.
  25. Non essere un perfezionista a tutti i costi. Avanti col fare.
  26. Non esagerare con gli straordinari. Falli, ma attento a che non diventino un’abitudine quotidiana. Potrebbe venire considerata una incapacità di gestione del tempo.
  27. Non discutere una cosa che non conosci. Chiedi spiegazioni
  28. Non insistere nel voler convincere a tutti i costi gli altri della tua opinione.
  29. Non divorare il panino mentre lavori. Prenditi 15 minuti di pausa.
  30. Fai qualcosa di positivo per te ogni giorno
  31. Fai qualcosa di positivo per qualcun altro ogni giorno. Usa la regola del Falqui: “Basta la parola” Fai complimenti.
  32. Fatti complimenti da solo quando sei soddisfatto di un lavoro ben fatto. Premiati.
  33. Inizia ogni riunione con qualcosa di positivo. Un pensiero, un’osservazione, un gesto.
  34. A fine riunione chiedi a rotazione a un tuo collaboratore un numero da 21 a 153 e leggi la pagina corrispondente del Guerriero della luce di Paulo Coelho. Io stesso l’ho usato con risultati strepitosi.
  35. Usa una segreteria telefonica interna se non hai la segretaria.
  36. Impara a chiedere e dare aiuto ai colleghi in caso di necessità.
  37. Cerca di vedere il lato comico di alcune situazioni e ridi. Senza offendere, ovvio.
  38. Divertiti con i colleghi per 10’ con questo simpatico gioco: coprite i denti con le labbra, come fanno le scimmie, e a turno dite il vostro nome e cognome e il ruolo che ricoprite. Risate assicurate!
  39. Se non vi basta provate con questo: fate le facce più strane che potete e insistete fino a quando tu e i tuoi colleghi non scoppiate a ridere.
  40. Ricerca la creatività anche nei compiti apparentemente più noiosi.
  41. Frequenta colleghi seri, ma capaci anche di sorridere, di raccontare una barzelletta.
  42. Inizia bene la settimana, entrando in ufficio il lunedì mattina con un bel sorriso e chiedendo ai colleghi/collaboratori cosa hanno fatto di bello nel fine settimana. Rispetta però la privacy.
  43. Esercitati nell’autoironia simpatica. Non prenderti sempre troppo sul serio.
  44. Se puoi personalizza il tuo posto di lavoro senza farlo diventare un sacrario di foto. Poster. Meglio una pianta e pochi oggetti ma densi di valore positivo per te.
  45. Impara a perdonarti. Concedi ai collaboratori 1 errore a semestre. Dillo loro.
  46. Sii esplicito nel dire ai collaboratori di non nascondere o tenere nascosti problemi o errori.
  47. Se puoi vai al lavoro in bicicletta ( very trendy) o in moto (evita se puoi lo stress da traffico).
  48. Non rimuginare su decisioni già prese.
  49. Lascia andare pensieri come “averi potuto”, “avrei dovuto”. Sono inutili.
  50. Se una discussione si fa animata. Proponi una pausa di 5 minuti. E poi riprendila.
  51. Lancia il “Poet’s day” Piss off earlier Tomorrow is Saturday, ovvero se sei nella posizione di poterlo fare accorcia l’orario di lavoro il venerdì.
  52. Accertati che l’andare in palestra in pausa pranzo non sia troppo faticoso.
  53. In ascensore saluta e sorridi chi incontri
  54. Non barattare le ore di sonno col lavoro, salvo eccezioni.
  55. Prenditi cura del tuo corpo. Fai moto. Va in palestra. Nuota, fai attività fisica piacevole con musica e con altre persone simpatiche. Non solo sollevamento pesi.
  56. Se sei una donna concediti i trattamenti di una SPA.
  57. Fai shopping o va per vetrine. Prémiati
  58. Prova a praticare lo yoga, la meditazione o le visualizzazioni creative.
  59. Dedica un giorno al mese al silenzio. Stai in silenzio il più possibile. Meglio se in mezzo alla natura. Ma lo puoi fare anche in casa. Assicurati che cellulari, tv, pc siano spenti. È consentito parlare poco e a bassa voce solo durante i pasti. Calma molto.
  60. A casa, non cenare guardando il telegiornale. Chiacchera con la tua famiglia.
  61. Gioca con i tuoi figli o col cane.
  62. Sollecita manifestazioni e atti d’affetto (coccole) dal tuo partner. Ricambia, please.
  63. Ascolta musica rilassante e che ti “porta via”.
  64. Semplifica la tua vita extra lavorativa. Ad esempio gli aspetti di gestione economica.
  65. E, diciamolo, fai all’amore, bene e a lungo. Non sul posto di lavoro.

Inizia subito con alcune di queste pratiche quotidiane, ripeto quotidiane, provate e applicate con successo contro lo stress.

Questi esercizi sono utili per prevenire lo stress, ma non sono efficaci per la LOPS© (Lack of Perspectives Syndrome), dove l’approccio esclusivo che propongo è più sistemico.

COME USCIRE DALLA SINDROME DA MANCANZA DI PROSPETTIVE (LOPS©)

Per affrontare la LOPS© e i suoi sintomi non patologici (ansia, mancanza di autostima, pessimismo, senso di impotenza, confusione su cosa fare, precarietà, perdita di direzione, etc.) propongo un processo articolato sulle seguenti 7 fasi, un servizio che offro come business coach basato sull’applicazione di tecniche sperimentate nella pratica con successo:

  • Ascolto per almeno 10 giorni di seguito della visualizzazione creativa efficace guidata La Maraviglia per imparare la visualizzazione creativa autoindotta per facilitare la riflessione sui seguenti punti
  • Domanda: Quali sono i tre cambiamenti principali che vorresti fare?
  • Riflessione: Come ti vedresti agire se questi cambiamenti fossero già stati fatti?
  • Compilazione del questionario (che fornisco) sugli archetipi junghiani.
  • Elaborazione di un lavoro creativo (su cui do precise indicazioni) per rappresentare il tuo mondo interiore.

Questi tre esercizi servono per preparare il terreno alle fasi successive che porteranno al “poter potere”, alla creazione del nuovo punto di vista riprendendo il controllo della tua vita e a implementarlo nella pratica con efficacia e soddisfazione.

FASI SUCCESSIVE

  • Incontro di mezza giornata (anche di sabato, ad es. dalle 14,30 alle 18,30) presso il mio studio dedicata all’interpretazione dei punti precedenti, all’analisi rapida delle cause della LOPS©, alla elaborazione di un obiettivo ben formato, pratico da raggiungere e da alcuni esercizi divertenti per capire quali risorse hai a disposizione e quali devono essere risvegliate o rinforzate).
  • Secondo incontro di mezza giornata per allineare i tuoi valori con la tua vera vocazione e con i nuovi punti di vista, sperimentando gli strumenti che ti permetteranno di raggiungere ciò che desideri facendo leva sulla tua vera personalità, integrata e accettata.
  • Due sessioni di follow up via Skype o telefono per aiutarti nell’implementazione corretta di quanto programmato.
  • Feedback sui risultati.

ACQUISIRE LA RESILIENZA

Alla fine avrai acquisito la resilienza. In psicologia, la resilienza viene vista come la capacità dell’uomo di affrontare e superare le avversità e di riorganizzare la propria vita creando nuove prospettive.
Ovviamente la mia area di applicazione si rivolge a imprenditori, manager e professionisti.

COME POSSONO AIUTARTI IL BUSINESS COACHING E IL COUNSELLING

Qui i confini del business coaching sono tangenti all’attività di counselling.

Un business coach efficace deve avere, oltre a competenze specifiche e dimostrabili coi fatti e con le proprie esperienze operative dirette, un’ottima preparazione sulla gestione dei malesseri emotivi (non patologici).

Deve poter dimostrare di aver esercitato tali abilità in contesti difficili (consultori, ospedali, istituti di sviluppo personale).
Solo unendo specifiche e aggiornate competenze aziendali ed esperienze di relazione d’aiuto possiederà gli strumenti e la sensibilità per essere efficace nel trattare i casi di LOPS©.

CONCLUSIONI

Questo articolo è la risposta a un richiamo forte che mi giunge da varie persone e da varie fonti col denominatore comune di trovare la via d’uscita da una situazione stressante, bloccata, attraverso il cambiamento di punto di vista per creare nuove prospettive e riprendere in mano la propria vita professionale e non, con soddisfazione.

Se vuoi saperne di più sul mio servizio esclusivo di trattamento della LOPS© in 7 fasi può contattarmi senza impegno utilizzando il modulo contatto.

Se desideri maggiori informazioni, iscriviti alla newsletter o richiedi un preventivo di collaborazione usando il modulo contatto che trovi nel sito

Servizio di Business Coaching efficace per le persone

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Giulio Ardenghi
Giulio Ardenghi